Fondamenti di stile

Titolo: Fondamenti di stile.
Docente: Giulio Mozzi.
Didattica: online, su piattaforma Zoom.
Durata: 7 appuntamenti serali da 3 ore ciascuno.
Calendario: da definire
Quota d’iscrizione: 385 euro più iva (totale 470).

Il corso fa parte dei moduli connessi al Laboratorio annuale di narrazione, ma è aperto anche ad altri partecipanti. È inoltre propedeutico rispetto ai corsi Complementi di stile e Esercizi di stile.

Il «bello scrivere» non esiste più: nel corso dell’Ottocento e del Novecento è stato ucciso più volte, prima dal romanticismo, poi dal futurismo, poi dal surrealismo, poi dal postmodernismo. E da sempre, com’è ovvio, è in lotta con la sciatteria.
Se un tempo lo studio dello stile consisteva soprattutto nello studio Fodi quelle opere considerate modelli di stile (i Rerum vulgarium fragmenta, o Canzoniere, di Petrarca, e il Decameron di Boccaccio, fino a tutto il Settecento; poi I promessi sposi di Manzoni; nel primo Novecento l’opera di Gabriele D’Annunzio, che ebbe la forza di diventare una sorta di koinè, di lingua comune della letteratura – perfino il primo Moravia e il primo Montale dannunzianeggiavano), oggi lo stile è ormai soprattutto un fatto di scelta. Si potrebbe dire: nello stile, nella scrittura, vale tutto, non esistono né regole né modelli; ma valgono davvero solo quelle scelte che riescono a essere del tutto consapevoli e controllate.

Testo di riferimento generale:
Stefano Brugnolo e Giulio Mozzi, L’officina della parola. Dalla notizia al romanzo: guida all’uso di stili e registri della scrittura.

Il programma

1. Introduzione. Storia e logica dello stile e della retorica.

Lo studio della retorica è stato la spina dorsale degli studi umanistici, in Europa, per quasi duemila anni. Caduta nel generale disprezzo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento – per Benedetto Croce, l’intellettuale italiano più influente della prima metà del Ventesimo secolo, la retorica doveva essere conosciuta solo allo scopo di evitarla – è tornata sugli scudi negli anni Settanta quando, soprattutto in Francia (e in Italia con Umberto Eco), durante la rigogliosa stagione dello strutturalismo, della semiologia e della narratologia, se ne è riscoperto il potenziale teorico e analitico.

Testi di riferimento (non sarà necessario leggerli, ma potranno essere utili a chi volesse approfondire):
Aristotele, La retorica.
Roland Barthes, La retorica antica.
Gerard Genette, La retorica ristretta.
Pierre Fontanier, Les figures du discours (sarà disponibile una sintesi).

2. Le ricchezze dei vocabolari.

L’impiego più diffuso dei vocabolari è: la ricerca di una parola di cui non conosciamo il significato. Ma con i vocabolari si può fare molto di più; e, soprattutto, esistono molti tipi di vocabolario. I vocabolari etimologici ci forniscono la storia delle parole; quelli fraseologici ce ne suggeriscono i modi d’uso; quelli specialistici ci aiutano a penetrare i misteri dei lessici legati ad arti, mestieri e professioni; quelli dei sinonimi ci fanno conoscere l’inesauribile varietà della lingua. Oggi molti vocabolari, buoni e cattivi, sono disponibili in rete: facilissimi da consultare, possono però proprio per l’eccessiva facilità ingannarci.

Testi di riferimento:
Cortelazzo e Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana.
Niccolò Tommaseo, Dizionario dei sinonimi della lingua italiana.
Vittorio Coletti, Storia dell’italiano letterario.
I vocabolari disponibili nel sito stazionelessicografica.it.

3. Il buon uso degli aggettivi.

Il luogo comune dice: la bella scrittura è quella che non fa uso di aggettivi (e di avverbi, aggiunge qualcuno). Errore: la buona scrittura è quella che usa bene gli aggettivi (e gli avverbi, aggiungiamo). Nella cattiva scrittura spesso gli aggettivi (e gli avverbi) sono superflui, ridondanti, imprecisi. Nella frase «Gli si avvicinò un grosso ciccione» è palese che l’aggettivo è di troppo (perché un ciccione è grosso di per sé; sarebbe tutt’altra cosa, e interessante, parlare di un «minuscolo ciccione»). Nella frase «L’ambulanza accorse velocemente» è palese che l’avverbio è di troppo (perché nell’atto di accorrere è implicita la velocità; sarebbe interessante, invece, un’ambulanza che «accorresse lentamente»). Ma non solo la scelta di mettere o non mettere un aggettivo (o un avverbio) è importante; anche il posizionamento rispetto al nome (o al verbo) può modificare il significato.

Testi di riferimento:
Michele Mari, «Il volto delle cose», in Euridice aveva un cane.

4. L’importanza della punteggiatura.

Circola da anni in rete un meme che contrappone due frasi: «Vieni a mangiare, nonna» e «Vieni a mangiare nonna». Ma, al di là dello scherzo, è evidente che anche due frasi molto semplici come «Luigi dorme, Luisa lavora» o «Luigi dorme: Luisa lavora» hanno significati molto diversi. La punteggiatura non è – come insegnavano a scuola – solo un modo per mettere delle pause più o meno lunghe del discorso: è uno strumento per mostrare come un discorso si articola (come le parentesi tonde, quadre e graffe delle espressioni, per dire) ed è uno strumento per governare al meglio il significato, e la sfumatura di significato, di ogni frase.

Testi di riferimento:
Leonardo G. Luccone, Questione di virgole.
Bice Mortara Garavelli, Prontuario di punteggiatura.

5. Figure retoriche, prima parte: sineddoche, metonimia, metafora.

Dal vasto campo delle figure retoriche (che nel corso del tempo sono state classificate e riclassificate in tanti modi, tutti un po’ incoerenti) estraiamo tre gruppi. Del primo indubbiamente è regina la metafora, e alla sua corte troviamo la sineddoche, la metonimia (spesso, però, difficili da distinguere), il paragone e la similitudine. A lungo la metafora è stata considerata il principale ornamento della scrittura. Oggi l’errore più grosso che si può fare è proprio quello di considerarla un ornamento. La metafora ha un senso, nelle scritture d’oggi, se produce significato: se ha un valore di conoscenza.

Testi di riferimento per quinto, sesto e settimo incontro:
Bice Mortara Garavelli, Manuale di retorica (più complesso)
Bice Mortara Garavelli, Il parlar figurato (più semplice)

6. Figure retoriche, seconda parte: variazione e ripetizione.

«La ripetizione è una forma della variazione»: così recita una delle carte che compongono il mazzo Strategie oblique, inventato dal compositore e produttore musicale e artista visivo (e anche altre cose) Brian Eno. E, rovesciando, si potrebbe anche dire: «La variazione è una forma della ripetizione». Se alle scuole elementari ci è stato insegnato – nient’altro che per spingerci ad ampliare il nostro lessico – a evitare le ripetizioni, ora che siamo adulti possiamo cominciare a pensare le ripetizioni e le variazioni come elementi musicali della scrittura: oltre che, naturalmente, strumenti per produrre senso e significato.

7. Figure retoriche, terza parte: la posizione delle parole.

Nella commedia di Molière Il borghese gentiluomo, il protagonista, un borghese arricchito, chiede al suo maestro di filosofia – perché, come i nobili, ha voluto avere un maestro di filosofia – un aiuto per comporre un biglietto galante. Il biglietto dice: «I vostri begli occhi, cara marchesa, mi fanno morire d’amore». Il maestro di filosofia propone di riformularlo con uno stile altisonante, ma il nostro borghese arricchito non è d’accordo: vorrebbe usare quelle parole lì, proprio quelle parole lì, ma dispose nell’ordine più opportuno ed elegante. Così il maestro di filosofia comincia a snocciolare: «Cara marchesa, i vostri begli occhi mi fanno morire d’amore», «D’amore mi fanno morire, cara marchesa, i vostri begli occhi», «I vostri begli occhi d’amore morire mi fanno, cara marchesa», eccetera eccetera. Alla fine il borghese arricchito domanda: «Ma, di tutte queste, qual è la forma migliore?»; e il maestro di filosofia, che sa come gratificare il cliente, risponde: «La prima signore. La vostra». Ma la domanda è: se una frase può essere ordinata in molti modi – ed è una caratteristica preziosa della lingua italiana, il poterlo fare –, qual è la differenza di significato tra un ordinamento e l’altro?

Come ci si iscrive a Fondamenti di stile

Per iscriversi è sufficiente inviare un’email all’indirizzo bottegadinarrazione@gmail.com indicando la propria intenzione di frequentare il corso e fornendo i dati necessari all’emissione della fattura: nome completo, indirizzo di residenza, codice fiscale, eventuale partita iva.

È possibile iscriversi a tutto il percorso dello stile (Fondamenti, Complementi ed Esercizi) con uno sconto del 10%.
È possibile iscriversi a Fondamenti e Complementi di stile con uno sconto del 5%.

Quota d’iscrizione

La quota di iscrizione è di 385 euro più iva (totale 470).
Al momento dell’iscrizione sarà richiesto il versamento di un acconto di 100 euro più iva (totale 122).
Il saldo sarà richiesto poco prima dell’inizio del corso e dovrà avvenire, salvo diversi accordi, entro la data del primo incontro.
In caso di mancata conferma dell’iscrizione l’acconto non sarà restituito. In caso di non effettuazione del corso l’acconto sarà integralmente restituito.

Calendario e orari di lavoro

Sono previsti sette incontri serali, con orario: 19-22.
Eventuali variazioni di orario o calendario potranno essere concordate durante il primo incontro; dovrà naturalmente esserci l’accordo di tutti i partecipanti.

[Il calendario è in via di definizione]

Per ulteriori informazioni

Chi avesse bisogno di ulteriori informazioni può scrivere all’indirizzo bottegadinarrazione@gmail.com. È possibile chiedere un appuntamento telefonico.

Il docente

Giulio Mozzi è nato nel 1960. Ha pubblicato diverse opere narrative:
Questo è il giardino, racconti, Theoria 1993, vincitore del Premio Mondello opera prima
La felicità terrena, racconti, Einaudi 1996, finalista al Premio Strega.
Il male naturale, racconti, Mondadori 1998.
Fantasmi e fughe, racconti, Einaudi 1999.
Fiction, racconti, Einaudi 2001.
Sono l’ultimo a scendere, racconti brevi, Mondadori 2009.
Favole del morire, racconti, Laurana 2015. .
Le ripetizioni, romanzo, Marsilio 2021, candidato al Premio Strega, vincitore del Premio Mondello opera italiana.
Vite parallele e fantastiche di Pellegra Bongiovanni e Teresa Bandettini, racconto lungo Tetra 2023.

Ha pubblicato inoltre diverse opere dedicate alla scrittura:
Ricettario di scrittura creativa, con Stefano Brugnolo, Zanichelli 2000.
Parole private dette in pubblico. Conversazioni e racconti sulla scrittura, Fernandel 2002.
(Non) un corso di scrittura e narrazione, Terre di Mezzo 2010.
L’officina della parola, con Stefano Brugnolo, Sironi 2014.
Oracolo manuale per scrittrici e scrittori, Sonzogno 2019.
Oracolo manuale per poete e poeti, con Laura Pugno, Sonzogno 2020.
Immaginare le storie, con Valentina Durante, Johan&Leviu 2022.
Ha in preparazione il saggio Pratica del racconto, che uscirà per Racconti Edizioni nel 2024.

Ha lavorato come consulente editoriale e talent scout presso Sironi Editore, Giulio Einaudi Editore, Marsilio Editori, Laurana Editore.

Insegna scrittura e narrazione dal 1993. Nel 2011 ha fondato la Bottega di narrazione.