In questa pagina sono raccolti racconti che allieve e allievi della Bottega di narrazione hanno pubblicato su prestigiose riviste online.
Figlie di San Giovanni di Chiara Checchini
pubblicato su Calvario Rivista
Con le sue braccia forti Ada spinge gli scuri. La luce dell’alba invade la stanza. Nella bacinella sul davanzale le erbe macerano a pelo d’acqua. Foglie di salvia e melissa, fiori di lavanda e rametti di rosmarino. Mancano proprio loro, i fiori gialli, Ada lo nota. Immerge le mani nel liquido profumato, si siede accanto a te e ti spruzza il viso. Tu giri la testa, scuoti i lunghi capelli ramati. Rimani aggrappata al sogno, non lo vuoi interrompere. Continui a camminare ai bordi del campo sterile, incrostato di brina. Sei sola, come sempre. Lo scialle ti avvolge le spalle. Il vapore esce dalla bocca, si sfilaccia e si unisce al bianco del cielo. Un carro trainato da un cavallo si avvicina. Tu ti irrigidisci, sgattaioli nel fosso e ti acquatti in mezzo a un tappeto di fiori gialli ghiacciati. Senti ridere e alzi lo sguardo. Le ragazze stanno in piedi e ti indicano. «Varda, el gh’aa trùaat i caciadiaavoi.» [Continua a leggere]
Quando mio padre finì nel lavello di Marta Aiello
pubblicato su Nazione indiana
La notizia che mio padre era morto me l’ha data lui. Mio padre. Ero andata da lui per comunicargli che io e Carlo ci eravamo separati, anche se era successo già da quasi un anno. Avevo messo in mezzo un tempo di sicurezza, una specie di punto di non ritorno per togliergli ogni speranza in un ripensamento.
Nasconderglielo non era stato difficile, i genitori sanno poco delle vite dei figli adolescenti, di quella dei figli adulti non sanno niente. [Continua a leggere]
pubblicato su Nabu
Via Caboto, via Vespucci; via Vespucci, via Caboto.
Due strade parallele; una vita oscilla tra di esse, da sette anni.
Caboto; Vespucci. Due esploratori. Loro.
Il grigiore lattescente del cielo è greve, ma a ravvivare le strade ci sono platani, qualche acero; di ippocastani impostori, come quello in corso Re Umberto che si crede un ippocastano di montagna, nemmeno l’ombra. Quanto a impostura, basta lei. [Continua a leggere]
Eppure vorresti essere un bruco di Vittoria Groh
pubblicato su Nazione indiana
Squilla il campanello. C’è un filo di ruggine in quel suono che stride: una dimenticanza di Dino, che avrebbe dovuto ripararlo a giugno e a luglio già era tardi. Appoggiata al parapetto, Maude stringe forte la sigaretta fra le labbra e aspira la canicola estiva. Si volta appena verso l’atrio: è in ritardo, pensa con uno sbuffo di fumo, ora aspetta. [Continua a leggere]
Acque nere di Raffaella Migliaccio
pubblicato su La nuova carne
In ginocchio sulle vecchie assi del pavimento, Sheeta riduceva in strisce una sottana logora. Si distese sulla schiena e spingendosi con i piedi portò il busto sotto il letto. Annodò i lembi di tessuto alle maglie di ferro, sul lato dove dormiva Pazu, il suo sposo. Poi, come le aveva insegnato sua nonna, chiuse gli occhi e invocò gli antenati: pregò affinché lo mantenessero in salute, se non lo avesse più visto. Proteggetelo, disse. E pianse, perché protezione non ne aveva mai avuta da nessuno, e nemmeno pietà: né dagli Dei, né dagli uomini. [Continua a leggere]
L’anno del toro di Chiara Checchini
pubblicato su nabu
«Professor Smith, mi perdoni lo scarso preavviso…»
Era la prima volta che il rettore mi convocava d’urgenza nel suo ufficio, temevo il peggio.
«…ma viste le circostanze, ho voluto affrettare i tempi…»
Tamburellai le dita sul bracciolo della poltrona, aspettando che Sir Charles Duncan Parker proseguisse.
«Sono sollevato di sentire che le sue analisi non mostrano anomalie, tuttavia non nego di essere preoccupato per la sua salute. Deduco si debba trattare di un… disturbo di natura psicologica, dovuto magari a stanchezza da routine – dopo sedici anni qui al Wayne è più che comprensibile…» [Continua a leggere]
Annichilimento di Ilaria Parlanti
pubblicato su STC Edizioni
Apre la porta e vomita lì, sulla soglia, i resti del cornetto e del cappuccino. Non ricordo il suo nome, il suo volto, però, mi è rimasto impresso insieme a quella sua postura impeccabile, il braccio alzato per chiedere l’attenzione: domande improvvisate ma calzanti, sorrisi sparsi in direzione della cattedra, le carezze ai libri nuovi in bella vista sui banchi.
Dietro di lei compare una sua amica. Si tappa il naso con le dita della mano sinistra. I suoi occhi incrociano i miei, le labbra piegate in giù dal disgusto. [Continua a leggere]
Terapia d’urto di Roberta Poggio
pubblicato su micorrize
Per andare da mamma salgo cinquantadue gradini, lo studio della psico ne ha trentasei, sempre pari tranne la chiesa di San Luca, dove ci siamo… sì insomma, quella ha nove gradini. La salita per arrivare a scuola ne fa… ne faceva… ne fa, sono io che non vado, ne fa ventiquattro.
Conto sempre i gradini, come chiunque soffra l’ascensore.
Da mio fratello sono trentaquattro, da Lidia sessantadue, maledetta periferia, meglio che venga lei a trovarmi. Le tre, sta giusto per arrivare, devo scendere. [Continua a leggere]
Scarpette rosse di Barbara Vuano
pubblicato su Scomoda Rivista
Le scarpe hanno la punta arrotondata, la pelle morbida, niente tacco ma una comoda zeppa di tre centimetri. Sono di un azzurro cartadazucchero ormai sbiadito. Le infila con la facilità di una ciabatta. Si adattano perfettamente al piede. Le dita ne hanno deformato la linea, si sono scavate la tana ognuna a suo modo: le sporgenze delle falangi del secondo e del terzo all’insù, la spinta del mignolo all’infuori. [Continua a leggere]
pubblicato su TerraNullius
Nascosto dietro la jeep ribaltata tendo le orecchie e aspetto. Il vento spazza la terra dura. Riecheggiano scoppi, lontani. Ho la gola in fiamme, gli occhi che lacrimano. Il mio piede sanguina. Gocce scure si staccano dallo squarcio sul tallone, scivolano tra le dita, ricadono a terra. Formano piccoli solchi che paiono simboli. [Continua a leggere]
Uguale e contraria di Rossella Caleca
pubblicato su malgrado le mosche
Stupida, stupida. Sapevo che sarei caduta. Il mio scarso equilibrio, i miei piedi cavi. E io me ne vado da sola nel bosco, con un bastone che non è servito a niente. Come farò a tornare alla fattoria? Qualcuno prima o poi si accorgerà della mia assenza, ma chissà quando. E il cellulare qui non serve. Tutto per osservare un albero ferito. [Continua a leggere]
Ursula diventa grande di Francesco Segoni
pubblicato su Suite Italiana
La casa all’isola del Giglio la ricordo come una villetta coi muri macchiati dall’umidità, immersa nel verde e tutta piena di ragni. I ragni mi facevano paura: prima che ci lasciasse, mia madre ispezionava la mia camera ogni giorno con una scopa. Dopo la sua partenza mi ero messa a farlo da sola. Una sera, mentre mi lavavo i denti, avevo scoperto un moscerino che faceva il diavolo a quattro dentro una ragnatela che mi era sfuggita, fra la parete e il mobiletto sopra al lavandino. Ero rimasta ad aspettare. [Continua a leggere]
pubblicato su Narrandom
Se avessi saputo a cosa avrebbe dato inizio quella passeggiata, non mi sarei fatta convincere a uscire. Ma, dicevano, il sole, l’aria, il verde, tutti i verdi diversi dell’erba, degli alberi, del mare vicino alla costa, vedere tutti quei verdi ti aiuta, abbassa i livelli di cortisolo, aumenta la serotonina, vedrai che guarisci. E chi non vuole guarire? [Continua a leggere]
La madre dei tuoi figli di Ilaria Parlanti
pubblicato su TerraNullius
Devi scegliere bene la madre dei tuoi figli.
Mi hai lasciato con queste parole alle porte dell’ospedale. Avevi uno sguardo che non ho saputo decifrare e non ti ho risposto niente. Nemmeno quando hai aggiunto: chiama tua madre, e te ne sei andato, il tacco della scarpa che risuonava sul marciapiede, senza voltarti, senza un cenno della testa, una minima scrollata di spalle e la sciarpa che ti è caduta di lato. L’ultima cosa che ricordo di te, mentre mi aggrappavo alla stampella e alla valigia pienissima, è il volo tempestoso che ha fatto la sciarpa a righe blu – la sciarpa che avevi al nostro primo appuntamento cinque anni fa, ricordi? – con una folata di vento, la stessa che mi ha sferzato il volto. [Continua a leggere]
pubblicato su Rivista Blam!
Lavo il bicchiere al lavandino del bagno. L’acqua scorre, tiepida; sono seduto su uno sgabello e mi appisolo, senza più riuscire ad aprire gli occhi; lei mi guarda dalla parte opposta del lavandino, rimango sprofondato nel torpore. Ma è tutto un sogno: lo capisco mentre ancora dormo.
Stai attento a non inzuppare il quaderno. Il pentolino non va bene, ci vuole qualcosa di trasparente: un bicchiere o una caraffa, di quelle con cui serviamo l’acqua in tavola. [Continua a leggere]
pubblicato su Scomoda Rivista
«Fletti il busto in avanti. Braccia nel vuoto, a toccarti i piedi». Parlava poco, senza un ritmo nella voce. Poteva dirti qualunque cosa con quel suo tono monocorde, eppure aveva su di me la massima autorità. Quando mi si presentava davanti con il suo metro e novantaquattro di statura, il cranio rasato, gli occhiali tondi sul naso piccolo, il perenne cipiglio, io smettevo di respirare. Mi spellavo dell’epidermide che rivestiva il mio corpo, le ossa diventavano cave, il cervello smetteva di mandare impulsi neuronali, e lui muoveva i fili della sua marionetta preferita: Ilaria la storpia. [Continua a leggere]
Via Paradiso di Aurora Martello
pubblicato su TerraNullius
«Muoviti Salvo, corri!».
“Arrivo, tu aspettami”.
Le urla di Gregorio si dispersero nella piazza infrangendosi come schegge tra la folla. Il corpo sommerso nella marea umana svanì e Salvo, esitante sul dove andare, arrestò la sua corsa.
“Dove sei?”.
A guidarlo rimase l’udito, teso a individuare la voce che lo attraeva.
«Corri, non ti fermare». [Continua a leggere]
Ritratti di Elisabetta Tocchetti
pubblicato su Racconticon
Ci vuole materia, Ruben, immergi il pennello e butta il colore sulla tela, crea strati, spessori, consistenze: la materia è vita. Metti in ogni dipinto tutta la materia possibile. Tutta la vita possibile. Solo così diventerai un grande pittore, i tuoi quadri riempiranno i musei e il tuo nome, un giorno, finirà nei libri di storia dell’arte.
La materia è vita.
Ruben spremette sulla tavolozza un ricciolo di colore dal tubetto e ne annusò l’odore intenso, che andò a fondersi con l’essenza di trementina di cui lo studio nel sottotetto era già saturo. Immerse il pennello e trasferì il colore sulla tela, sovrapponendo strati e creando increspature ondulate, zone d’ombra e di luce. Materia. Vita. [Continua a leggere]
Piccolo, soffice, pulsante di Linda De Santi
pubblicato su TerraNullius
Giulia solleva in alto il lenzuolo e lo riadagia sul materasso. Anche oggi Stefano non si è rifatto il letto, tocca farlo a lei, nonostante quel mattino gliel’abbia ricordato più di una volta.
Mentre rimbocca le coperte, la sua mente vaga tra pensieri scollegati. Suo figlio che non la sta a sentire, la vasca da bagno che deve pulire meglio, un bisticcio che ha avuto con una collega durante la mattina. Continua a rimuginare finché un odore acre non la riporta alla realtà, provocandole un sussulto. La donna lascia la trapunta di Spider Man e corre in cucina, pur sapendo che non farà in tempo.
Come ha fatto a dimenticare di mettere il timer? [Continua a leggere]
Morte di Eroslynch di Alessandro Fabris
pubblicato su METATRON
In questi giorni non esco più di casa: non ne ho voglia, non ho voglia di fare niente. La paura degli animali non c’entra. Ora che non c’è più, penso di continuo che mio nipote Eroslynch sarebbe stata l’ultima persona che mi avrebbe tenuto in memoria quando sarò morto, e non accadrà tra molto tempo. Ho esaurito le energie: riesco solo a lamentarmi, da solo, del caldo che fa. Mi ricordo di tante estati bollenti come questa, ma più di tutte quella dell’82. [Continua a leggere]
La casa nel bosco di Ilaria Pamio
pubblicato su TerraNullius
Che cosa poteva esserci di meglio? Lontano dall’aria tossica della città, dai pensieri che premevano per uscire, scontrosi e insoddisfatti, s’immaginavano una settimana di estremo relax: quell’annuncio “La casa nel bosco” prometteva bene.
Dalle foto online sembrava una casa molto confortevole ma essenziale. Non una di quelle piene di ninnoli e orpelli – che lei odiava. Gli erano capitate case di vacanza in cui la gente sembrava collezionare di tutto: dalle bambole appartenute alla nonna, con i vestiti di pizzo e la cuffietta ai cuscini di ogni forma ricamati a mano. [Continua a leggere]
Mercoledì delle ceneri di Chiara Checchini
pubblicato su La nuova carne
Non stai più nella pelle, Margherita. Tuo padre spalanca la porta della stanza dei giochi. Ti basta un’occhiata e sei travolta dalla delusione. «È bella Margherita, vero?» ti chiede. Ti stringi nella vestaglia e ti avvicini, piano. Guardi i piccoli mobili lugubri, le minuscole trapunte, la tappezzeria in velluto che ricopre il divanetto su cui sono sedute le bambole ed esiti, giusto un istante. Passi la punta delle dita sul tetto, verniciato di scuro, e con orrore riconosci che quella è la tua stessa casa, un’altra trappola, in miniatura. Dischiudi le labbra, le richiudi subito, deglutisci e poi rispondi a occhi bassi «Bellissima, papà», ma tuo padre sai com’è fatto, Margherita. Sai che è suscettibile, non avresti dovuto. È colpa tua Margherita, come al solito. [Continua a leggere]
pubblicato su WERTHEIMER – LA RIVISTA
Spingo con tutte le forze, ma non riesco a far uscire dalla mia bocca alcun suono, se non mugugni che io per prima non so decifrare. Loro li incontro subito, appena apro la porta, stasera come ogni sera. Lui dice: «Come va? Arrivi solo adesso?». Io vorrei spiegare. Ma dentro di me, sola, passo interminabili momenti a costruire pensieri, immaginare chiarimenti, pormi domande con cui vorrei intessere conversazioni, interessandoli, per ritrovarci. [Continua a leggere]
Corpi estranei di Ilaria Pamio
pubblicato su CRACK
Immobile. Distesa sulla schiena, le braccia aderenti al corpo, le gambe unite imbrigliate non si potevano muovere di un millimetro.
Qualcosa di bagnato, ruvido, elastico e viscoso avvolgeva tutto il mio corpo, lo intrappolava. La superficie su cui poggiavo era morbida, e fredda. Si muoveva lentamente, trascinandomi con sé. Un toc toc toc toc incessante pulsava nella mia gola. [Continua a leggere]
pubblicato su CRACK
– Uccidimi! Uccidimi adesso! ordinai a mia moglie.
Sentivo pulsare le vene del collo. Non avevo paura. Ero furioso. Lei mi guardava con gli attrezzi del mestiere in mano e singhiozzava.
– Perché mi fai questo? – disse additandomi con la mano che stringeva la lama. [Continua a leggere]
L’amore e l’upupa di Francesco Segoni
pubblicato su Squadernauti
Per molto tempo ho trascorso le serate col viso incollato allo specchio del bagno. Scandagliavo la mia pelle arida, così tesa intorno ai lineamenti spigolosi che sembrava lacerarsi. Cercavo i peli nuovi. Rossicci, castani, biondi, morbidi, vibravano come insetti. Più li strappavo e più ricrescevano. Grattavo finché avevo il sangue sotto le unghie. Prima d’infilarmi nel letto bevevo un bicchiere di succo di melograno puro perché era l’unica cosa che teneva lontana l’upupa. [Continua a leggere]
L’incubo e altre creature di Alessandro Fabris
pubblicato su La nuova carne
Oggi, dieci giugno, come ogni dieci giugno da vent’anni a questa parte, penso a Karl, che esattamente da vent’anni non esiste più, non fisicamente: esiste nella memoria di chi, fisicamente, c’è ancora; Karl è nei pensieri di chi continua a respirare, a introdurre nel proprio corpo materiale organico attraverso un buco e a espellere quanto non serve da altri buchi, a produrre ininterrottamente anidride carbonica e acqua e adenosina trifosfato in ognuna delle 35 mila miliardi di cellule di cui è popolato; di chi continua, senza averne il minimo controllo, a disperdere calore nell’ambiente e contribuire ad aumentare, volente o nolente, il disordine molecolare nell’universo. [Continua a leggere]
Distorsioni di Chiara Checchini
pubblicato su Scomoda
Gatta incede tra le macerie con una goffaggine poco felina. Sopra di lei il sole è una sfera sbiadita e imbavagliata da garze bianche intrise di umidità. Sbilanciata dall’ennesima gravidanza, il ventre dilatato che struscia a terra, avanza lenta con la cautela appresa dall’esperienza. Teme gli uomini da quella volta che l’hanno schiacciata in un catino e iniziato a rovesciarle addosso un liquido che bruciava. Quell’odore… si è ribellata, ha affondato gli artigli nella carne dei ragazzetti ed è sgusciata via lontano. [Continua a leggere]
pubblicato su La Nuova Carne
“Il Sole sarà mutato in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il grande e terribile giorno del Signore”. Le parole del profeta biblico Gioele, continuano a risuonare puntuali ad ogni eclissi di luna. […]
I Persiani credevano che l’eclissi fosse una punizione divina nei confronti degli uomini. Nell’antica Roma, si credeva che durante le eclissi fosse un mostro a divorare la luna, con lo scopo di attirarla verso la terra. [Continua a leggere]
pubblicato su La Nuova Carne
Guardo le ossa e loro guardano me. Sono allineate in file ordinate, disposte con metodo, con logica, non lascio mai niente al caso. Amo la perfezione delle loro linee, la simmetria dei loro volumi, spesso mi siedo e le osservo, affascinato, come fanno i visitatori davanti ai quadri esposti nei musei, incantati ad ammirare la potenza e lo splendore di un’opera d’arte. [Continua a leggere]
pubblicato su Linoleum
La musica di sottofondo nel nuovo centro commerciale era “Astro del Ciel”. Greta aveva studiato il testo della canzone a memoria per lo spettacolo di Natale a scuola, e così la canticchiava a voce bassa mentre, aggrappata alla mano della mamma, camminava sul pavimento lucido del piano terra. [Continua a leggere]
Il corpo/la casa di Giusy D’Alessandro
pubblicato su Retabloid (Settembre 2024)
“Quando lavora – cinque giorni a settimana, otto ore al giorno separate da un’ora di pausa per il pranzo – il corpo siede al tavolo di cucina e pigia i tasti del portatile aziendale; più di rado muove il mouse. Ogni tanto beve dell’acqua dalla bottiglia di vetro che al bisogno riempie al rubinetto del lavandino. Se necessario, telefona o risponde alle telefonate; ma preferisce se no. Nell’ora dedicata al pranzo, preleva dal frigo avanzi o frutta: mangia, beve molta acqua, si rimette al lavoro immediatamente. [Continua a leggere (pag. 16)]
pubblicato su Racconticon
(precedentemente su inutile)
Non è uno solo.
Sono due, tre, cinque, dieci, che ronzano furiosamente e cozzano in maniera caotica contro la finestra di una casa al mare immersa in una pineta. Perché non l’hai aiutata? Perché non l’hai tirata su? Lo hai fatto apposta? Voci arrabbiate, che la rimproverano ovattate da un tempo forse vero, forse sognato, forse immaginato. Ecco, ora dovrai occuparti di lei, per sempre, anche se. Anche se. [Continua a leggere]
Non sono uno stalker di Daniela Santoro
pubblicato su TerraNullius
Non è vero che ti stalkeravo.
Aprivo spesso whatsapp – questo sì – per controllare se eri online. Sono stato praticamente obbligato da quella volta che avevi tolto l’ultimo accesso: a quel punto non mi restava altro che verificare se messaggiavi con quelle due casalinghe annoiate che si farebbero di sicuro un giro con una donna. La stronza col caschetto (che le sta di merda) e quella con le tette grandi. [Continua a leggere]
Il canto delle averle di Chiara Checchini
pubblicato su Malgrado le Mosche
«Mamma ne ho preso un altro!» esulta Sebastiano dalla sua postazione sul ciglio del torrente. Sembra una creatura dei boschi, a petto nudo, illuminato dalle trine di luce che filtrano dagli abeti.
Giulio zampetta con il salmerino in mano, correndo a piedi nudi sulla terra fredda, attutita da un tappeto di aghi di pino color ruggine. [Continua a leggere]
pubblicato su Nabu
Melissa è la Regina della Notte.
Sarà finzione, un’illusione di qualche ora, ma lei lo è.
Lo è già, da quando comincia le prove ogni giorno, in abiti chiari e semplici, per prepararsi alla prima rappresentazione, quello spettacolo tanto atteso. Lo sarà quando calcherà la scena per la prima volta, il 21 dicembre, in quella stanza di tre muri affacciata sul pubblico, nello spazio e nel tempo dettato dall’incanto, ammantata di nero e di stelle. [Continua a leggere]
La macchia viola di Elisabetta Tocchetti
pubblicato su Wertheimer
Il mio nome è Amanda e significa colei che deve essere amata. Ma la più amata è sempre stata Lara.
Lara è mia sorella. Siamo nate lo stesso giorno, a pochi minuti di distanza, lei prima di me. È sempre stata la prima in tutto, a scuola, da bambine, poi al liceo, all’Accademia di danza, sempre. [Continua a leggere]
pubblicato su Racconticon
Andrea accese la macchina del caffè. Mentre l’acqua si scaldava, andò in salotto e fece due serie con i pesi da 10 kg. Diede un’occhiata in giro, i vestiti dei bambini erano sparsi sul pavimento, sul divano, sulle sedie. [Continua a leggere]
pubblicato su Spazinclusi
La prima volta si era svegliato alle quattro del mattino, sfiorando confusamente la parte di letto rimasta scoperta dal piumone.
Aveva sognato che alla sua sinistra, dove ora sentiva il freddo del lenzuolo, c’era Luca, il figlio più piccolo, rifugiatosi tra lui e Greta, come faceva nel periodo dell’asilo. [Continua a leggere]
A casa di Arianna di Elisabetta Tocchetti
pubblicato su Racconticon
«Sì, Rossella, ho deciso di uscire a cena con Simone. E poi, dopo cena, lo inviterò a casa. È tanto tempo che non invito qualcuno, non sei contenta? Siamo sempre sole, questa casa è così vuota.» [Continua a leggere]
La fata confetto di Elisabetta Tocchetti
pubblicato su Nabu
Clic.
Luce.
Musica.
Eccomi, mi vedete? Sto ballando, guardatemi. Guardate i miei capelli. Ho una corona sulla testa, la vedete brillare? [Continua a leggere]
Last Christmas di Elisabetta Tocchetti
pubblicato su Narrandom
«Allora, mi dica, come sono andate le cose?»
«Ecco, ispettore, io non so bene da dove cominciare.»
«Cominci dal principio. Quando si è fatta strada, in lei, l’idea di ucciderlo?» [Continua a leggere]
La stanza numero sei di Elisabetta Tocchetti
pubblicato su Terranullius
È un corridoio lungo. A sinistra, finestre affacciate su un cortile buio, a destra una serie di porte, chiuse. I neon sul soffitto emanano luce fredda, il silenzio ingoia il rumore dei passi sul linoleum. Non c’è una via di uscita, non si può tornare indietro, solo proseguire. Fino alla fine. [Continua a leggere]
Nascite, morti, comunisti e vampiri. Non necessariamente in quest’ordine. di Matteo Russolillo
pubblicato su Wertheimer
La notizia è arrivata, non che sia stata una sorpresa, infondo. Ormai erano quasi due mesi che doveva succedere “oggi”. Ti prepari, sai che succederà, ma quando arriva davvero il momento, non sei pronto. Appoggio il cellulare ammutolito sul tavolo e vado ad incrociare lo sguardo sospeso di Emily.
«Mio zio è morto.» [Continua a leggere]
L’uomo e il bambino di Xavier Vigorelli
pubblicato su Racconticon
Si svegliò in una cella di due metri per due, contornato da tutti i lati da spesse mura d’argilla.
Senza porte né finestre; dieci metri di liscia verticalità. Solo in alto si vedeva l’azzurro del cielo attraverso un’apertura di forma quadrata.
La temperatura era mite. Il silenzio assoluto.
Prese le misure: allargando le braccia toccava quasi le pareti da entrambe le parti. Sulla diagonale guadagnava due spanne in più. [Continua a leggere]
pubblicato su Il Timoniere
Guardai in basso. Da quell’altezza mi sentivo invincibile, il corpo che diventava quello di un gigante. Gli scalini si susseguivano uno dopo l’altro, come a rincorrersi, fino ad arrivare al pianerottolo, dove si trovava la porta dell’appartamento in cui ho sempre vissuto. [Continua a leggere]
Arbeitsapokalypse di Michele Ghiotti
pubblicato su Rivista Blam!
Il 14 marzo 2067, bicentenario del Capitale, tutti gli uomini e le donne della Terra si risvegliarono nei loro letti (ma anche su amache, tatami e pavimenti) con un corpo nuovo. Una stupefacente metamorfosi li aveva trasformati nello strumento o nel prodotto del proprio lavoro, secondo quella che divenne nota come la Legge di Luciani. [Continua a leggere]
L’ultima gita al faro di Francesco Segoni
pubblicato su Nazione indiana
Qualche anno più tardi, al momento di spingere la lama nella coscia, Ursula ripensa a quel venerdì di fine marzo in cui avrebbe dovuto morire e invece era morto suo padre. Aveva dodici anni e se lo ricorda come un pomeriggio di sole: una cosa buona, perché aveva scelto un posto all’aria aperta per suicidarsi. Intorno al faro di Alnes c’erano solo mare e cielo. [Continua a leggere]
Topolino bianco di Barbara Vuano
pubblicato su Spazinclusi
Affacciata sulla via principale di Pesariis, la casa della zia Clotilde è un edificio importante, in pietra, costruito sul finire del Seicento.
Le belle finestre a bifora al piano nobile e il porticato al piano terra, la loggia al piano superiore per l’essicazione dei prodotti agricoli sono tipici dell’architettura del luogo. Eugenia e Anna sono le uniche discendenti del ramo della famiglia che la abita da generazioni. Adesso che zia Clotilde è morta, l’hanno ereditata. [Continua a leggere]
Solo un giorno di Elisabetta Tocchetti
pubblicato su Rivista Offline n.23
L’acqua marcia nella fontana era lì dalle ultime piogge. Tre settimane, forse quattro. Samuele non lo ricordava. La pioggia, quando arrivava, era solo acqua lurida, che cadeva a secchiate per qualche ora, il tempo di riempire le vasche, i bidoni dell’immondizia arrugginiti, le buche nelle strade. Inzuppava i cumuli di rifiuti, i muri crollati, le tendopoli montate nei vecchi parcheggi, acqua gelatinosa e viscida che, a toccarla, lasciava sulle dita striature oleose color petrolio. Acqua avvelenata. [Continua a leggere]
Il regalo di Elisabetta Tocchetti
pubblicato su Risme (n. 16)
l fuoco è dappertutto, Lucia, lo senti crepitare, senti gli schiocchi, le travi che cadono, i boati dei crolli, il calore insopportabile oltre la porta. Ti hanno lasciata qui. Hai urlato, ma nessuno ti ha risposto, nessuno è venuto a prenderti. Nessuno verrà. Hai tanto caldo, il pavimento scotta, la maniglia della porta è bollente, non puoi aprirla per uscire da lì. [Continua a leggere]
La linea di basso di Sara Spanò
pubblicato su Wertheimer
Una voce poco fa
Qui nel cor
Mi risuonò
Note lunghe, sillabe piene si tendono come archi nella stanza, la attraversano; la luce del giorno la inonda, accende le trasparenze delle tendine verdi e la tappezzeria a gigli dorati, fa brillare le sinuosità del lampadario d’ottone appena lucidato. Le trame del copritavola di merletto bianco – quello costosissimo della bisnonna – risaltano ancora di più sul mogano del tavolo massiccio da sei. [Continua a leggere]
pubblicato su Racconticon
Ho deciso di non uscire più e di vivere chiuso qui dentro come un eremita. Ricordo un vecchio film in bianco e nero che descriveva la vita di uno stilita. C’era un uomo solitario che viveva nel deserto in cima a una colonna e respingeva tutte le tentazioni. Non aveva bisogno di nulla e alla fine si ritrovava in un locale di New York. Io vivo alla Garbatella e difficilmente potrei ritrovarmi da un’altra parte. Non ho più soldi, non lavoro da oltre un anno. Non incontro più nessuno. Persino il mio cane se n’è andato e non posso biasimarlo. [Continua a leggere]
Emily (dopo la fine) di Andrea Scagliarini
pubblicato su Narrandom
Quando ha chiuso la porta, in quel silenzio improvviso, mi sono ascoltata. Gli ho parlato a lungo anche se lui non c’era più. Sapevo che non sarebbe tornato. Dopo aver udito il rumore della sua automobile che si allontanava, avrei voluto ubriacarmi e invitare tutte le mie amiche a festeggiare. Invece, no. Non bevo mai. E così ho preferito contemplare da sola la levità della sua assenza. Finalmente, mi ero liberata di un uomo ingombrante. [Continua a leggere]
pubblicato su Enne 2, numero 7
Philosophenstadt, 1° febbraio 2020, luna crescente
Deng-tum-deng-tum-deng-tum-deng-tum-deng-tum-deng-tum
I passi veloci di Elena si alternano ai salti dell’onisco iridescente, giù per la scaletta di ferro.
Deng-deng-deng-deng-deng-deng-deng-deng-deng-deng
Il suono metallico dell’animaletto che rotola è inconfondibile, così come la scaletta di ferro della casa dei nonni, ogni sua macchia di ruggine. [Continua a leggere]
pubblicato su Just-Lit
Ecco la mia giornata: la sveglia prima dell’alba per portarmi avanti con il lavoro, mezz’ora di silenzio in cui non faccio in tempo ad organizzare le idee che è già ora di tirare i bambini giù dal letto a suon di urla e porte sbattute mentre mia moglie prepara una frettolosa colazione, ci lanciamo nel traffico per accompagnarli a scuola, un crescendo di riunioni inconcludenti e incazzature al telefono e clienti assillanti, profluvi di succhi gastrici e caffè alla macchinetta, e come degna conclusione i bambini che spargono metà della cena sul pavimento prima di infilarsi nel letto, e un cerchio alla testa davanti alla tv con la sensazione di aver girato in tondo un altro giorno senza avere concluso niente. [Continua a leggere]
Scorpioni e scolopendre di Barbara Vuano
pubblicato su Spazinclusi
Compagno comandante, dove stiamo andando?
Prima del passo Cacciatori c’è il ricovero che fa per noi.
Perché così in alto, a che ci serve?
È un posto sicuro. Qui i nazisti non ci raggiungeranno. [Continua a leggere]
pubblicato su Il loggione letterario
Uno.
Due.
Tre.
I secondi del sollievo.
Ma già l’attendo.
Eccola, arriva.
La staffilata prende l’intera lunghezza della gamba, da un punto infinitesimale del gluteo sinistro fino alle prime dita del piede. ha una sua traiettoria, sempre la stessa, come un dardo che taglia la gamba a metà. [Continua a leggere]
pubblicato su Morel voci dall’isola
Andare sulla spiaggia dopo una mareggiata era la cosa che più amavo del mese di ottobre. Dopo le prime burrasche che annunciavano l’autunno, il mare tornava mio: via i turisti dagli alberghi, i villeggianti dalle seconde case, via i bagnanti dalla sabbia, si incontravano solo, al tramonto, rari pescatori dietro le loro lenze, e presto anche questi sarebbero scomparsi. [Continua a leggere]
L’altra stanza di Stefano Costacurta
pubblicato su Quaerere
Teniamo sempre la stanza chiusa a chiave, anche se non ce ne sarebbe bisogno. Raramente apriamo la
finestra per arieggiare, così che lo spazio tra il vetro e la persiana perennemente abbassata si è riempito di enormi ragnatele e insetti morti. [Continua a leggere]
Biglietti d’auguri di Linda De Santi
pubblicato su Malgrado le mosche
Cara Letizia,
tanti auguri per il tuo compleanno!
Lo so, è una frase banale, soprattutto perché te la scrivo su un biglietto su cui è già scritto “Buon compleanno”. L’ho visto in cartoleria e ho pensato accidenti, questo è proprio il tipo di biglietto che farebbe impazzire Letizia, allora l’ho comprato, sono tornata a casa e ho pensato a qualcosa di originale da scrivere prima di inviartelo. [Continua a leggere]
Legno dei Balcani di Elisabetta Giromini
pubblicato su Risme
Tu sfogliavi le margherite una a una, una a una. In Italia si dice m’ama o non m’ama, si sfoglia la margherita. Hai sfogliato le margherite tu per me? Io adoro questa città di luce, le sagome degli edifici, le fontane, il castello Sforsesco. [Continua a leggere]
pubblicato su Sulla quarta corda
La mia casa ha grandi finestre. Sulle tende candide, in organza, ci sono dei ricami, ricami a uncinetto. E sono quei ricami che io amo guardare, più di tutto, sin da quando ero bambina. Anche allora mi mettevo accanto a una delle finestre, quella più grande, quella più luminosa, quella che dà sul giardino, e guardavo. Non era ciò che c’era al di là delle tende, a interessarmi. [Continua a leggere]
pubblicato su Sulla quarta corda
C’era una volta, in un paese piuttosto lontano, una casa minuscola con un grande portone di legno di rovere. Le strade di questo paese erano tutte ciottolose e, tra le duecento anime che lo abitavano, c’eravamo io e mia sorella Maria. [Continua a leggere]
Dietro il campo di granoturco di Elisabetta Tocchetti
pubblicato su Retabloid
Oggi la nonna era incavolata nera per quella storia della cantina allagata. Era sicura che fossi stata io. Dice sempre che sono cattiva. Non mi abbraccia mai e non mi dice che mi vuole bene, come a Giada e a Luca. Loro sono i suoi tesori. Io, invece, sono la figlia del demonio. È questo che dice quando è con papà e crede che io non la sento. [Continua a leggere]
Sono bravo, ho promesso di Elisabetta Tocchetti
pubblicato su Narrandom
Gliel’ho promesso, dottore, quindi non toccherò il binocolo. Lo lascerò nella custodia, chiuso nell’armadio, a chiave. Non lo toccherò, davvero. Sono bravo, ho promesso.
Però
Insomma, c’è questa ragazza, nel palazzo di fronte. È bellissima. Giovane, sì, molto giovane. Ma non è minorenne, no, non è come quella volta, quando sono finito in ospedale. [Continua a leggere]
pubblicato su Nazione indiana
L’appartamento della signora Elena affaccia su due cortili interni: il balcone su quello con la fontana a forma di agrifoglio (che a lei dal primo piano sembra più un cuore); le finestre delle stanze al di là del corridoio, invece, si aprono sulle facciate di due palazzi, uno ocra e l’altro caffellatte. Su entrambi i cortili molte finestre e balconi sono chiusi da verande con vetri opacizzati, grate di sicurezza, tende da sole. [Continua a leggere]
La frontiera. Memoria e movimento nella danza di Martha Graham di Giulia Oglialoro
pubblicato su In allarmata radura
Per tutta la vita avrebbe giurato di avere ancora impresse nel corpo le lente oscillazioni del treno, mentre oltre il finestrino sfilavano montagne ricolme di luce e «terre senza case». L’estate in cui si trasferì da Pittsburgh a Santa Barbara aveva quattordici anni: al tempo la danza rappresentava il naturale sfogo di un’irrequietezza che nemmeno le maestre più rigorose erano riuscite a disciplinare. [Continua a leggere]
Funziona solo se fa male di Angela Angelastro
pubblicato su Malgrado le mosche
Dee do de de, Dee do de de. Striscia bianca, asfalto. Striscia bianca, asfalto. Piede destro dopo piede sinistro.
«Voltati, te lo insegno io. Una boccata e non ingoiare».
Lei si riempì le guance.
«Assapora, non ingoiare».
Sometimes I feel I’m gonna break down. E sputò piano.
«Non distrarti, sorridi».
Lei ricominciò. I get so lonely. [Continua a leggere]
pubblicato su Rivista Blam!
La prima volta li ho visti di notte. Correvano nella corte interna del palazzo e poi su e giù dallo scalone, erano bianco-latte, resi fluorescenti dalla luce della luna. Erano quattro, e quattro sono rimasti. Due maschi, due femmine.
La pioggia era cessata e l’aria sapeva di funghi e io non dormivo, pensavo a mamma, a quando si lamentava dell’insonnia. «Neanche l’Halcion mi serve più.» Neanche a me. [Continua a leggere]
La congiura di Francesco Segoni
pubblicato su TerraNullius
L’ho riconosciuto subito fra tutti, Stankiewitz: da quella sua aria sempre attenta, precisa, da quel suo modo di guardarsi intorno. Come un animale a caccia intendo, avvitando il collo sottile come un periscopio. Uomo d’intuito, Stankiewitz. E consapevole: ha scelto occhiali piccoli con la montatura rotonda perché gli danno uno sguardo più acuto. Gli ha fatto piacere incontrarmi, mi è sembrato, anche se la nostra è una conoscenza superficiale. Non ci siamo mai parlati per più di qualche minuto di fila. Non ha mai accettato che gli offrissi il caffè. [Continua a leggere]
Il suonatore di maracas di Francesco Segoni
pubblicato su TerraNullius
Non ho sempre vissuto così. Una volta ero messo meglio. Ero uno come voi. Meglio di voi, forse. Avevo un obiettivo e se il mio obiettivo fosse stato in fondo a un precipizio, ci sarei saltato dentro per raggiungerlo.
E poi un giorno ho fatto il salto.
E l’ho mancato.
Si può saltare da un precipizio e mancare il fondo? [Continua a leggere]
La vita sfilacciata di Francesco Segoni
pubblicato su Nazione indiana
Io, se dovessi compilare la lista dei miei Works, la dividerei in quattro tappe: il manager, l’omino del gas e della luce, lo pseudo-giornalista e l’operatore umanitario. Nessuna di queste definizioni mi sta bene a dire il vero, ma sono quelle che si capiscono più facilmente. Allora le uso, perché non abbiamo tempo da perdere. [Continua a leggere]
pubblicato su Malgrado le mosche
Venticinque minuti. Rosso magenta.
Cinque minuti. Verde menta.
Venticinque minuti. Rosso magenta.
Cinque minuti. Verde menta.
Ancora un’apnea rosso magenta, una breve riemersione verde menta, ancora un’apnea rosso magenta e poi, finalmente, respirare per quindici minuti verde menta.
Ancora. Resisti. [Continua a leggere]
pubblicato su Lo spazio letterario
La catenina d’oro che suo padre portava al collo al momento dell’incidente la madre gliel’aveva infilata nella borsa in camera mortuaria, poco dopo che il medico di famiglia le aveva infilato nella stessa borsa un flaconcino di gocce che la sua migliore amica aveva definito non proprio omeopatiche. Avrebbe potuto girarla due volte attorno alla caviglia per farci una cavigliera, tre volte attorno al polso per farci un braccialetto, ma aveva preferito conservare la catenina lì, sul fondo della borsa. [Continua a leggere]
pubblicato su TerraNullius
«Chiudi gli occhi. Respira. Uno, due, tre: apri».
La fioca luce dell’alba filtrava attraverso la chioma della quercia. Seguì gli scorci azzurri che contornavano i tortuosi rami dell’albero. Affondò le mani nell’erba umida di rugiada. La pelle divenne d’avorio sfiorata dal vento, mentre l’aria gelida gli dilatava e contraeva i polmoni. Sentì il cinguettio dei primi messaggeri del mattino e l’inafferrabile ronzio degli insetti sfrecciargli vicino. Nella testa appoggiata al tronco nodoso, che scavava nel terreno con le sue radici, la pesantezza dei suoi pensieri si disperdeva. [Continua a leggere]
Bocche di mare e squame di rumore di Ilaria Pamio
pubblicato su Rivista Blam!
«Come sta Silvia?» fu la prima cosa che domandò, quando riprese conoscenza.
L’ago della flebo infilato nel braccio sinistro. Avrebbe voluto le asciugassero i capelli, le cambiassero il costume, le dessero una coperta di lana anziché il telo verde con stampata la scritta bianca «Ospedale di Lavagna».
«Come ti senti, piccola?» le domandò l’infermiera. [Continua a leggere]
Il quarto cigno di Elisabetta Tocchetti
pubblicato su Rivista Blam!
Dalle finestre, i tetti sono superfici scomposte e irregolari, i comignoli esalano fumo denso. Fuori, negozi ancora chiusi, pochi passanti frettolosi, qualcuno aspetta alla fermata del tram. Dentro, una sala vuota, gli specchi, la sbarra, il pianoforte in un angolo. Cammino su un pavimento abituato a scarpette da punta di raso, alle mezze punte; io sono qui solo per pulire, prima che cominci la lezione delle nove.[Continua a leggere]
Bambine cattive di Elisabetta Tocchetti
pubblicato su Quaerere volume III
Fuoco.
Le senti, le fiamme?
Sono ovunque. Sfrigolano, scoppiettano, divampano, divorano tutto.
Seduta sul pavimento, accanto al caminetto acceso, Valentina sta giocando con le bambole. [Continua a leggere]
Cambiamento di Stefano Costacurta
pubblicato su L’appeso
«Quasi scordavo» le disse continuando a leggere. Si sforzò di assumere un tono di voce rassicurante, ma la voce gli uscì meccanica. «Ho sentito la cooperativa, mi hanno detto che stanno cercando mobili usati, così ho detto che stamattina possono venire a prendersi la cameretta.» [Continua a leggere]
Ripetere per esserci. La modella nell’arte contemporanea di Maria Teresa Rovitto
pubblicato su In allarmata radura
I corpi e i calchi, neri, sono disposti lungo le vie di fuga della prospettiva all’interno del mercato ittico. Posizionati sui banchi di marmo del pesce, non si muovono. Cercano di non muoversi. Dal telaio metallico scendono lampade al neon: assorbono l’ultimo fascio di luce del giorno che attraversa il vetrocemento. Da vicino i calchi in gesso si distinguono dai corpi viventi che simulano la morte. Da lontano no. [Continua a leggere]
La scorza di Maria Teresa Rovitto
pubblicato su Nazione indiana
Riuscivamo a vedere l’abbondanza che ci circondava senza prendere sul serio nessuna delle teorie sulla povertà relativa. Era bastato nascere da madri che consumavano pasti nutrienti, dormivano supine e ci leggevano le favole proposte dai libri che afferravano dalle vetrine del corso. Il mondo era diventato un posto più sfacciato da quando abitavamo nella stessa casa e, prima di quel momento, nessuno ci aveva mai chiesto conto dell’unione dei nostri corpi. [Continua a leggere]
Fibra per fibra quando pulsano di Maria Teresa Rovitto
pubblicato su Argo
Partita dalla Grecia, prima di raggiungere la Germania, Zoa aveva sostato in un campo profughi lungo la rotta balcanica: una città inesistente sulle mappe satellitari; una falla nel sistema di aggiornamento del tutto provvidenziale per chi doveva nascondersi. [Continua a leggere]
Paris-la-Morte di Maria Teresa Rovitto
pubblicato su Micorrize
Nell’ultimo messaggio (sabato, 20:00) la parola Parigi non compariva.
C’è tutto ciò di cui ha bisogno nella stanza trovata all’ultimo momento su una piattaforma di alloggi a basso costo: una gruccia per il suo vestito di raso verde con bretelle sottili, un tappeto per la doccia, dei sacchetti di plastica per alimenti, una moka, un coltello a lama fissa, un cassetto con un doppiofondo, una tenda scura per soffocare la luce del giorno. [Continua a leggere]
Convivenza di Maria Teresa Rovitto
pubblicato su Multiperso
Nel quartiere la luce si rubava. Lungo il perimetro formato da abitazioni con contatori attaccati al sistema di illuminazione pubblica, i collegamenti elettrici erano trafugati. In estate tiravano fuori un ventilatore di quelli con le palette eoliche ingabbiate in una rete metallica. Il vento meccanico faceva volare per la cucina foglietti di carta, presine, buste di plastica, foulard, soldi, sacchetti di raso, potpourri. [Continua a leggere]
Parlare col culo di Daniela Besozzi
pubblicato su Nazione indiana
Sono una persona volgare. Dico cazzo, vaffanculo e bestemmio la madre del cristo. La mia bocca è come un buco di culo, quando serve esce merda.
Daniela ironizzava spesso sull’ipotesi che io fossi affetta dalla sindrome di Tourette, ma io vi giuro che la mia mente è sana. La ricerca scientifica congettura che la coprolalia sia un indizio di sincerità. [Continua a leggere]
Un lungo fine settimana di Federica Rigliani
pubblicato su Malgrado le mosche
Sul badge c’era scritto Psicologa. Si chiamava Amalia e il suo fu il primo viso che vidi al risveglio. Mi strinse le mani, sotto i nostri polsi il timbro dell’ospedale sul lenzuolo era verde farmacia.
– Va tutto bene – disse con voce pacata.
– Fabio… – sussurrai prima di riaddormentarmi. [Continua a leggere]
Ninna mamma di Federica Rigliani
pubblicato su Nazione indiana
Me la ricordo a letto, mamma. E io di lato che cullo il suo dormire.
In casa siamo sempre stati noi due. Una camera ciascuno e la cucina, che odorava di legna e affacciava sull’aia. Lì, quattro galline ovaiole razzolavano tra il basilico e i gerani, compressi nelle latte di pomodoro e addossati tutt’intorno al muro. [Continua a leggere]
pubblicato su Narrandom
Wara e il nonno giunsero dal sentiero della ferrovia dismessa. Lunghe trecce lei, pelle antica lui. Giada fece loro cenno di avvicinarsi al portico e si versò un bicchier d’acqua, il vecchio la metteva in soggezione. Come la prima volta, quando aveva detto oggi non è il caso. Aveva alzato gli occhi al cielo dopo aver scrutato i fondi del mate di coca: volava basso il condor, e una nuvola grigia faceva da sfondo alla sua apertura alare, immensa e maestosa. [Continua a leggere]
pubblicato su Il mondo o niente
Io e mia madre non eravamo persone originali. Le nostre paure erano abbastanza patetiche: io avevo paura del buio, lei di vedermi morire.
Diceva che era colpa della zia Adele. Non l’avevo conosciuta la zia Adele, morì quando era bambina. Tossiva e sputava sangue, finché un giorno ne sputò troppo e rimase con la testa a ciondoloni nel gabinetto. [Continua a leggere]
Una famiglia di Mattia Cecchini
pubblicato su Il rifugio dell’Ircocervo
BRECIO
Che io i figli ce li metto e ce li porto dentro il cuore, ma uno come Stefo è buono solo per il brodo – a niente insomma – e quando s’è messo nella testaccia che voleva andare alla città, a trafficare coi motori, che lui la testa la vuole tenere piegata in giù nei cofani e mica vuole spezzarsi la schiena sul campo – la terra è fatica e schifa per lui, ma che la terra è fatica è fatica per tutti, ma che è schifa è schifa solo per un disgraziato – mica l’ho tirato per il collo, e gliel’avrei tirato il collo come tiro il collo dell’oca, ma io ce li metto e ce li porto i figli nel cuore, allora gli ho detto vacce, vacce laggiù alla città, vai alla città che ci sono le idee strane, e poi là le persone stanno tutte coi nervi mangiucchiati e crepati e magari t’insegnano a essere una bestia da città, gli ho detto che ti spolpi il diavolo e vacci. [Continua a leggere]
La coscienza di zero di Mattia Cecchini
pubblicato su Pidgin
Mi sento tirare giù. Da dietro. Una forza rabbiosa mi butta a terra. Ero appena arrivata alla macchina e stavo cercando le chiavi nella borsa. Scavavo tra il cellulare nuovo, i trucchi sparsi, un preservativo, un bracciale d’oro bianco, un paio d’orecchini che credevo persi, una piccola bottiglia viola di profumo. Eccole, mi era sembrato di vedere il portachiavi in pelle. Di colpo sono con la schiena sull’asfalto. Una mano nodosa mi serra le guance. [Continua a leggere]
Bene a perdere di Mattia Cecchini
pubblicato su Bomarscé
Tutte le madri felici si somigliano; ogni madre infelice è infelice a modo suo. La lettera di mia madre iniziava così. La lessi per la prima volta da ragazzo, e per molti anni ho pensato che fosse un modo originale di iniziare una lettera, credevo che avesse scritto in maniera abbastanza semplice qualcosa di molto vero. Poi, avrò avuto forse trent’anni, scoprii che anche un libro di Tolstòj iniziava più o meno in quel modo. [Continua a leggere]