Titolo: Scrivere la realtà: forme e tecniche della «non fiction»
Docente: Valentina Durante.
Didattica: online, su piattaforma Zoom.
Durata: 8 appuntamenti serali (giovedì, 19-22) da 3 ore ciascuno.
Calendario: dal 15 gennaio al 19 marzo 2026
Quota d’iscrizione: 440 euro più iva (totale 537).
Introduzione
Dario Voltolini, Invernale. Antonio Franchini, Il fuoco che ti porti dentro. Elena Stancanelli, Il tuffatore. Emanuele Trevi, Due vite. Ada D’Adamo, Come d’aria. Maria Grazia Calandrone, Dove non mi hai portata. Romana Petri, Rubare la notte. Silvia Ballestra, La Sibilla. Vita di Joyce Lussu. Andrea Bajani, L’anniversario. Sono alcune delle opere impostesi come finaliste o vincitrici nei due premi letterari maggiori – Strega e Campiello – degli ultimi anni. Nella loro diversità tematica e stilistica condividono un tratto: tutte attingono la materia narrata dalla realtà piuttosto che dall’invenzione rifiutando per così dire l’essenza costitutiva del genere romanzo (nella famosa definizione di E.M. Forster: «una finzione in prosa di una certa lunghezza»), per corteggiare scritture che propriamente romanzi non sono: reportage, autobiografia, saggio biografico o monografico, diario di viaggio. Stiamo assistendo – in altre parole – a un interesse crescente per le prose che ricorrono al «plusvalore della realtà» (l’espressione è di Laurent Binet), e sarebbe superficiale etichettare il fenomeno come semplice moda; tanto più che questo legame con le scritture non d’invenzione appartiene alla storia stessa del romanzo e ne determina la natura costitutivamente ibrida.
Il corso Scrivere la realtà: forme e tecniche della «non fiction» si propone di fornire gli strumenti sia teorici che pratici per avventurarsi nel territorio della cosiddetta «non fiction»: termine-ombrello che – nella sua accezione più ampia impostasi oggi – raggruppa un insieme eterogeneo di testi in prosa che mischiano discorso finzionale e discorso fattuale: biofiction, autofiction, romanzo-saggio, memoir, reportage narrativo, romanzo documentaristico, ecc.
Con tre obiettivi:
– arricchire la propria cassetta degli attrezzi per poter raccontare quel vogliamo raccontare con i mezzi espressivi più adatti (chi lo ha detto che debba essere un romanzo di pura invenzione?);
– ampliare il proprio bagaglio formale per farsi venire nuove idee (si sa che spesso l’incontro con un diverso «come» scatena l’invenzione di un nuovo «cosa»);
– padroneggiare con maggior consapevolezza il rapporto fra realtà e realismo, fatto e finzione all’interno del romanzo tradizionalmente inteso: che si tratti della messa in scena di persone realmente esistenti/esistite, dell’uso di fonti biografiche/autobiografiche o dell’inserto di materiali documentari.
Il corso si compone di sei lezioni teoriche più due lezioni laboratoriali in cui verranno analizzati e discussi i testi prodotti dagli allievi.
_ giovedì 15 gennaio 2026
_ giovedì 22 gennaio 2026
_ giovedì 29 gennaio 2026
_ giovedì 5 febbraio 2026
_ giovedì 12 febbraio 2026
_ giovedì 19 febbraio 2026
_ giovedì 12 marzo 2026
_ giovedì 19 marzo 2026
Dettaglio delle lezioni
1. Che cos’è la fiction (e di conseguenza la “non fiction”)?
Una certa mescolanza fra discorso finzionale (l’invenzione) e discorso fattuale (la realtà) è da sempre cifra del romanzo e non solo del romanzo – pensiamo al genere del trattato cinquecentesco dove persone reali intrattenevano fra loro dialoghi fittizi in situazioni mai avvenute. Quel che è caratteristico dei nostri giorni è semmai la crescente ambiguità fra i due piani con una proliferazione di scritture in prosa alle quali la definizione di «romanzo» sembra stare stretta o scomoda. Partiamo dunque dalle basi: cosa fa esattamente di un romanzo un racconto di finzione? Che rapporto si instaura fra il mondo che inventiamo scrivendo e il mondo reale? Cosa produce nel lettore la famosa «sospensione volontaria dell’incredulità» di cui parla Coleridge e come possiamo aumentare la capacità illusionistica dei nostri testi? E se è vero (com’è vero) che la «non fiction» parte dalla realtà ma fa abbondante uso delle tecniche tipiche della letteratura d’invenzione, quali sono e come vengono sfruttate queste tecniche?
Testi:
Walter Siti, Il realismo è impossibile e Contro l’impegno
Edgar Allan Poe, La verità sul caso di Mr. Valdemar
Giulio Mozzi, Fiction 2.0
Akwaeke Emezi, Acquadolce
2. Dal romanzo storico alla biofiction
Cosa distingue il narratore dallo storiografo? queste due entità che – stando ad Alessandro Manzoni – possono «trovarsi nell’uomo medesimo ma non nel medesimo componimento». Semplice: lo storiografo deve attenersi scrupolosamente ai fatti validati dalle fonti, mentre il narratore può e deve intervenire con l’invenzione. Ma: quanto e come si può inventare? Dalla concezione manzoniana del poeta che rifà «le polpe» a quel «carcame» che è la storia agli esiti più disinibiti della biofiction contemporanea, in questa seconda lezione affronteremo la tensione fra vero, falso e finto e tra finzionale, fittizio e finzionalizzato.
Testi:
Alessandro Manzoni, Storia della colonna infame
Leonardo Sciascia, La strega e il capitano
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano
Jean Echenoz, Ravel. Un romanzo.
3. Giornalismo e letteratura: feuilleton, faits divers e new journalism
Nell’Ottocento la stampa periodica accompagna l’affermazione del romanzo: sono due mondi intrecciati l’uno all’altro sia per contingenze pratiche (i romanzi – i cosiddetti «feuilleton» – venivano ospitati a puntate nei giornali), che per le accuse di dubbia moralità che colpivano entrambi. Numerosi gli scrittori che si son fatti le ossa come giornalisti e non solo obtorto collo per integrare il reddito – secondo Émile Zola, a es., «lo stile guadagna con il lavoro quotidiano, forzato e rapido del giornale» – e non possiamo dimenticare il ruolo giocato dalla cronaca nera nell’affermazione di generi come poliziesco, giallo, thriller e noir. Noi però ci focalizzeremo soprattutto sul new journalism teorizzato da Tom Wolfe negli anni Sessanta e sulla non-fiction novel propriamente detta inaugurata da A sangue freddo di Truman Capote: una forma di narrazione in cui la descrizione oggettiva dei fatti si combina con ciò che i lettori da sempre ricercano nei romanzi, ossia «la vita soggettiva ed emotiva dei personaggi».
Testi:
Daniel Defoe, Diario dell’anno della peste
Truman Capote, A sangue freddo
Dino Buzzati, Perizia processuale e i due articoli sul caso Ettore Grande: Il «pathos» è finito e Nel lungo carcere mai fu così solo
Emanuel Carrère, L’avversario
4. Romanzo-saggio, racconto documentaristico e diario di viaggio
Il romanzo-saggio – un’opera narrativa in cui la trama viene interrotta da pause riflessive che all’apparenza non contribuiscono al progredire della storia – si codifica nella seconda metà dell’Ottocento per poi conoscere una fioritura nel secolo successivo con il modernismo. Oggi sta attraversando un periodo di ritrovata fortuna nelle diverse forme della «non fiction» contemporanea (si vedano in Italia autori come Siti, Trevi, Trevisan, Pecoraro ecc.) con una costante: la centralità assunta dall’io – autore-narratore – che rifiuta l’oggettività e lo specialismo tipici della saggistica per rivendicare l’autonomia e il valore di un pensiero individuale e spesso divagante.
Testi:
Leonardo Sciascia, Il caso Majorana
Italo Calvino, La giornata di uno scrutatore
Ryszard Kapuściński, In viaggio con Erodoto
Vitaliano Trevisan, Black Tulips
5. Autobiografia, memoir e autofiction
«Autobiografia? No, è un privilegio riservato, in bello stile, alle persone importanti sul viale del tramonto. Finzione, di avvenimenti e fatti strettamente reali: se si vuole, autofinzione […]» Così Serge Doubrovsky a cui va tributata, con la pubblicazione nel 1977 del suo romanzo Fils, se non l’invenzione tout court del genere almeno quella del termine che la designa. L’autofiction nasce dal paradosso di due patti con il lettore antipodici: uno che promette verità (ti racconto di me, e che io dica il vero è provato dal mio essere materia stessa della mia scrittura, dal mio metterci il corpo, il nome e la faccia); l’altro che lascia trapelare se non dichiara esplicitamente una finzione.
Testi:
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere. Diario 1935-1950 e Il taccuino segreto
Michele Mari, Leggenda privata
Mauro Covacich, Prima di sparire
Annie Ernaux, L’altra figlia
6. Narrazioni del trauma
«[…] la letteratura dovrebbe essere finzione. O anche finzione. Eppure secondo me le pagine più belle – o sono le più facili? – scritte dai miei coetanei sono ricordi di morti. Non deve sorprenderci se la nostra umanità sia restia a scuotersi se prima la nostra intimità non è stata toccata» così Antonio Franchini in L’abusivo, uno dei testi paradigmatici della «non fiction» italiana. La recente fortuna di opere memorialistiche o autofinzionali che esibiscono senza reticenze un’intimità che è stata toccata è un fenomeno piuttosto evidente: che si tratti di una perdita, di una malattia o di una situazione di forte disagio psicologico. Daniele Giglioli si è spinto a parlare di «scrittura dell’estremo», ossia di una narrativa capace di pensarsi «solo tramite il dispositivo dell’identificazione vittimaria»: il che non è necessariamente una critica, ma la descrizione di un bisogno espressivo e dei modi in cui esso prende forma. Come affrontare dunque una materia che ci muove e financo ci dilania senza patetismi? Come si trasforma il dolore in letteratura scantonando dal rischio di un testo confessionale che diventa sfogatoio?
Testi:
Delphine De Vigane, Niente si oppone alla notte
Janet Hobhouse, Le furie
Neige Sinno, Triste tigre
Anne Boyer, “Non morire”. Non-storia sul cancro al seno
Peter Weiss, L’istruttoria
7. Laboratorio: discussione dei testi prodotti dai partecipanti
8. Laboratorio: discussione dei testi prodotti dai partecipanti
Come ci si iscrive
Per iscriversi è sufficiente inviare un’email all’indirizzo bottegadinarrazione@gmail.com indicando la propria intenzione di frequentare il corso e fornendo i seguenti dati: nome completo, indirizzo di residenza, codice fiscale, eventuale partita iva.
La quota d’iscrizione
La quota di iscrizione è di 440 euro più iva (totale 537).
Al momento dell’iscrizione sarà chiesto il versamento di un acconto di 100 euro più iva (totale 122). Il saldo dovrà essere effettuato entro l’8 gennaio 2026.
In caso di non effettuazione del corso gli acconti saranno integralmente restituiti. In caso di mancata conferma dell’iscrizione l’acconto, salvo casi particolari e a discrezione della Bottega di narrazione, non sarà restituito.
Docente
Valentina Durante è nata nel 1975 e vive a Montebelluna (TV). È copywriter freelance, principalmente per il mondo del design e dell’architettura. Ha pubblicato tre romanzi: La proibizione (Laurana, 2019), Enne (Voland, 2020) e L’abbandono (La nave di Teseo), oltre a diversi racconti usciti su riviste cartacee e online. È autrice, assieme a Giulio Mozzi, di Immaginare le storie – Atlante visuale per scrittrici e scrittori (Johan & Levi, 2022).