Il montaggio narrativo

Titolo: Il montaggio narrativo
Docente: Giulio Mozzi
Didattica: online, su piattaforma Zoom.
Durata: 6 appuntamenti serali da 3 ore ciascuno, più una domenica con 6 ore di lavoro.
Calendario: da definire
Quota d’iscrizione: 440 euro più iva (totale 537).
Il corso fa parte dei moduli connessi al Laboratorio annuale di narrazione, ma è aperto anche ad altri partecipanti. Il corso Il ragionare narrativo, condotto da Massimo Cassani e Edoardo Zambelli, ne costituisce un naturale complemento.

Il montaggio: una tecnica narrativa antichissima

Com’è fatta l’Odissea? Possiamo dividerla in più parti.
La prima parte corrisponde ai primi quattro canti, nei quali il protagonista è Telemaco, figlio di Ulisse, che va a chiedere notizie del padre – scomparso da dieci anni – a tutti i suoi vecchi compagni d’arme.
La seconda parte racconta come Ulisse, spronato da Atena, abbandoni su una zattera l’isola di Ogigia – dove, tra le braccia della ninfa Calipso, quasi ha dimenticato la patria e la moglie –, e giunga, dopo un naufragio, all’isola dei Feaci: che lo accolgono amichevolmente, pur senza conoscerne l’identità.
Nella terza parte, durante una grande cena in onore di Ulisse organizzata dai Feaci, il cantastorie Demodoco racconta alcuni episodi della guerra di Troia – tra i quali quello del cavallo – dei quali è protagonista proprio Ulisse. Ulisse si commuove, svela la propria identità, e offre ai suoi ospiti il racconto delle sue peregrinazioni.
Questo racconto costituisce la quarta parte, e comprende gli episodi dei lotofagi, di Polifemo, di Circe, di Scilla e Cariddi eccetera.
Nella quinta parte Ulisse, con una nave fornita dai Feaci, raggiunge Itaca; essendo stato informato della presenza di numerosi pretendenti alla mano di Penelope – i proci –, non si rivela e si dà da fare per trovare alleati: tra i quali il suo porcaro, Eumeo, e alla fine lo stesso Telemaco (nel frattempo scampato da un agguato tesogli in pare dai proci).
Nella sesta parte Ulisse, Telemaco e Eumeo fanno fuori i proci; Ulisse si rivela alla moglie e al padre Laerte: sono passati tanti anni, ormai è un uomo irriconoscibile, ma certifica la propria identità raccontando cose che solo il vero Ulisse potrebbe sapere (il segreto del letto nuziale, il frutteto del padre).
Nella settima e ultima parte, Ulisse affronta il proprio popolo, che è indignato con lui: prima ha condotto alla morte, nella guerra contro Troia, una generazione di itacesi; e poi, sterminando i proci, ne ha seriamente danneggiata un’altra. Ma la dea Atena interviene e porta tutti a riconciliarsi.

Anche in una narrazione così antica, quindi, il tempo del racconto si differenzia notevolmente dal tempo degli eventi raccontati. L’episodio di Polifemo viene prima degli anni trascorsi a Ogigia, ma viene raccontato dopo; la storia del cavallo di Troia è ancora precedente, ma viene raccontata solo durante la cena presso i Feaci. Inoltre al narratore principale – Omero, potremmo dire – si aggiungono due narratori collaterali: il cantastorie Demodoco e lo stesso Ulisse, che narra in prima persona. Senza contare narrazioni minori fornite dagli ex compagni d’arme, dal porcaro Eumeo eccetera.
Il montaggio, insomma, esiste nella narrativa occidentale pressoché da sempre.

Contenuti del corso

1. Tempo della narrazione e tempo dei fatti narrati

Si può dire che il modo più noioso di raccontare una storia sia quello di raccontarla dal principio alla fine; e, in effetti, sono assai rari i romanzi che non adoperino una qualche forma di montaggio. Ma per lavorare bene al montaggio occorre, prima di tutto, avere ben chiara quali siano i fatti narrati: occorre, insomma, costruire con la massima attenzione la fabula, la storia nuda e cruda; distinguendone, eventualmente, i filoni paralleli. Solo dopo si potrà passare dalla fabula alla scaletta, ovvero all’invenzione dell’ordine in cui raccontare i fatti. In questo passaggio ci possono soccorrere alcune semplici tecniche.

Testi di riferimento:
Don DeLillo, Underworld.
Claudia Grendene, Eravamo tutti vivi.
Conan Doyle, Uno studio in rosso.

2. La rotazione dei punti di vista

La forma base della narrazione è: un Narratore racconta la storia. Questo Narratore può essere assente, ovvero raccontare e basta, senza rivelare la propria presenza; o può essere presente, e intervenire nella narrazione con spiegazioni, considerazioni, divagazioni e moralità; o può essere uno dei personaggi: il protagonista, come in molti romanzi in prima persona, o una spalla del protagonista (come il dottor Watson nei romanzi con protagonista Sherlock Holmes), o un personaggio secondario (come per esempio nel Grande Gatsby di Fitzgerald). Ma un modo molto particolare della narrazione è quello in cui il Narratore si nasconde dietro le voci dei suoi personaggi: ne risulta un racconto indeterminato, nel quale per il lettore è difficile – se non impossibile – stabilire la «verità dei fatti». Quanto alle voci dei personaggi, queste possono irrompere direttamente nella pagina, provenendo come dal nulla, o materializzarsi nelle forme di documenti: lettere, diari, testimonianze rese difronte a un giudice, memoriali.

Testi di riferimento:
Ryūnosuke Akutagawa, «Nel bosco», in Rashōmon e altri racconti.
Akira Kurosawa, Rashōmon (film)
William Faukner, Mentre morivo.
Michele Mari, Rosso Floyd.
Bram Stoker, Dracula.
Paola Capriolo, La grande Eulalia.

3. Quando la storia si sa già

Ci sono romanzi nei quali il lettore è tenuto avvinto dalla domanda: che cosa succederà? E ce ne sono altri nei quali il lettore già dalle prime pagine apprende il succo della storia, compreso il modo in cui finirà; e la narrazione, poi, si stende a raccontare dettagli, vicende parallele, altri punti di vista, sostenendo l’attenzione e la curiosità del lettore con un’altra domanda: sì, ho capito come va a finire, ma come ha fatto a finire proprio in quel modo?

Testi di riferimento:
Gabriel García Márquez, Cronaca di una morte annunciata.
Nicole Müller, Perché questo è il brutto dell’amore.
Christopher Nolan, Memento (film).

4. La narrazione affidata al lettore

A volte la decisione sull’ordine della narrazione può essere lasciata, totalmente o parzialmente, al lettore. Ovviamente si tratta di una forma difficile: perché la storia dovrà essere comprensibile, e godibile, qualunque sia il percorso di lettura. Si va dal Giuoco dell’oca di Sanguineti, la cui quarta di copertina contiene precise istruzioni su come leggere il libro lanciando i dadi, saltando dall’uno all’altro dei 111 capitoli; fino a In balìa di una sorte avversa di B.S. Johnson – scrittore molto amato da Jonathan Coe, che ne scrisse anche una «biografia in 160 frammenti» –, composto da 27 fascicoli non rilegati ma inseriti in una scatola; o a Tristano di Nanni Balestrini, in cui l’ordine dei testi che compongono il romanzo è diverso in ciascuna delle copie stampate. Un gioco? Sicuramente un gioco, ma anche un modo per mettere in questione la linearità delle storie, delle narrazioni, e in fondo anche delle vite umane.

Testi di riferimento:
Julio Cortázar, Rayuela (Il gioco del mondo).
Edoardo Sanguineti, Il giuoco dell’oca.
Marc Saporta, Composizione n. 1.
Nanni Balestrini, Tristano.
B.S. Johnson, In balìa di una sorte avversa.
Gaia Servadio, Don Giovanni / L’azione consiste
Giulio Mozzi, Le ripetizioni.

5. Storie che si moltiplicano

Negli anni Settanta e Ottanta furoreggiarono i «librogame»: brevi romanzi per ragazzi in cui, alla fine di ciascuno dei brevi capitoli, il lettore si trovava difronte a una scelta: se pensi che il personaggio debba fare così, vai al capitolo tale; se pensi che debba fare cosà, vai al capitolo talaltro. La derivazione dai videogiochi e dai giochi di ruolo – che erano allora nella loro stagione eroica e fondativa – è evidente. Un diffuso preziosismo era quello di includere in ciascun libro un capitolo al quale non si poteva arrivare da nessun altro capitolo. Qualcosa aveva fatto anche prima Gianni Rodari, con le sue storie dotate di doppio finale. Risultati interessanti si sono avuti anche al cinema, con film di grande successo come Sliding Doors, o meno noti come lo splendido Lola corre. Dietro a tutte queste forme, naturalmente, si staglia l’ombra di Jorge Borges.

Testi di riferimento:
Jorge Luis Borges, «Il giardino dei sentieri che si biforcano», in Finzioni.
Tom Tykwer, Lola corre (film).
Peter Howitt, Sliding Doors (film).

6. E noi facciamone un’altra

Il sesto incontro del corso sarà dedicato all’invenzione di una nuova forma di montaggio narrativo. Quale? Si vedrà: è, per l’appunto, da inventare. Il docente presenterà alcune tecniche e farà lavorare gli allievi alla costruzione, a partire da una breve storia data, di molteplici possibilità.

Testi di riferimento:
Brian Eno, Oblique Strategies.
Edward De Bono, Sei cappelli per pensare.

7. Discussione degli elaborati

Nell’incontro conclusivo, che avverrà a qualche settimana di distanza e si svolgerà in una giornata intera, saranno confrontati e discussi gli elaborati prodotti dagli allievi sulla base delle invenzioni prodotte nel sesto incontro.

Come ci si iscrive a Il montaggio narrativo

Per iscriversi è sufficiente inviare un’email all’indirizzo bottegadinarrazione@gmail.com indicando la propria intenzione di frequentare il corso e fornendo i dati necessari all’emissione della fattura: nome completo, indirizzo di residenza, codice fiscale, eventuale partita iva.

Quota d’iscrizione

La quota di iscrizione è di 440 euro più iva (totale 537).
Al momento dell’iscrizione sarà richiesto il versamento di un acconto di 100 euro più iva (totale 122).
Il saldo sarà richiesto poco prima dell’inizio del corso e dovrà avvenire, salvo diversi accordi, entro la data del primo incontro.
Potranno essere concordate forme di rateazione.
In caso di mancata conferma dell’iscrizione l’acconto non sarà restituito. In caso di non effettuazione del corso l’acconto sarà integralmente restituito.

Calendario e orari di lavoro

Sono previsti sei incontri serali, con orario 19-22, e un incontro di una giornata con orario 9.30-12.30, 14.30-17.30.
Eventuali variazioni di orario o calendario potranno essere concordate durante il primo incontro; dovrà naturalmente esserci l’accordo di tutti i partecipanti.

[Il calendario del corso è in via di definizione]

Per ulteriori informazioni

Chi avesse bisogno di ulteriori informazioni può scrivere all’indirizzo bottegadinarrazione@gmail.com. È possibile chiedere un appuntamento telefonico.

Il docente

Giulio Mozzi è nato nel 1960. Ha pubblicato diverse opere narrative:
Questo è il giardino, racconti, Theoria 1993, vincitore del Premio Mondello opera prima
La felicità terrena, racconti, Einaudi 1996, finalista al Premio Strega.
Il male naturale, racconti, Mondadori 1998.
Fantasmi e fughe, racconti, Einaudi 1999.
Fiction, racconti, Einaudi 2001.
Sono l’ultimo a scendere, racconti brevi, Mondadori 2009.
Favole del morire, racconti, Laurana 2015. .
Le ripetizioni, romanzo, Marsilio 2021, candidato al Premio Strega, vincitore del Premio Mondello opera italiana.
Vite parallele e fantastiche di Pellegra Bongiovanni e Teresa Bandettini, racconto lungo, Tetra 2023.

Ha pubblicato inoltre diverse opere dedicate alla scrittura:
Ricettario di scrittura creativa, con Stefano Brugnolo, Zanichelli 2000.
Parole private dette in pubblico. Conversazioni e racconti sulla scrittura, Fernandel 2002.
(Non) un corso di scrittura e narrazione, Terre di Mezzo 2010.
L’officina della parola, con Stefano Brugnolo, Sironi 2014.
Oracolo manuale per scrittrici e scrittori, Sonzogno 2019.
Oracolo manuale per poete e poeti, con Laura Pugno, Sonzogno 2020.
Immaginare le storie, con Valentina Durante, Johan&Leviu 2022.
Ha in preparazione il saggio Pratica del racconto, che uscirà per Racconti Edizioni nel 2024.

Ha lavorato come consulente editoriale e talent scout presso Sironi Editore, Giulio Einaudi Editore, Marsilio Editori, Laurana Editore.

Insegna scrittura e narrazione dal 1993. Nel 2011 ha fondato la Bottega di narrazione.