Dieci domande serie sui corsi di scrittura e narrazione, 3 e 4

di giuliomozzi

La primavera è tempo di progetti. Alla Bottega di narrazione stiamo cercando di immmaginare che cosa potremmo fare nel prossimo anno (scolastico), o nei prossimi anni. Quella che ci manca, è una seria “indagine di mercato”. E’ possibile – anzi probabile – che tra ciò che piacerebbe fare a noi, tra ciò che immaginiamo possa interessare a un ipotetico pubblico, e ciò che al pubblico reale effettivamente interessa, ci sia qualche differenza. Per questa ragione proviamo a proporre delle domande. Sono una decina. Queste sono la seconda e la terza (qui le prime due). Grazie a chi risponderà.

3. Spesso nella scelta di un corso di scrittura e narrazione non conta tanto il programma quanto il docente. Puoi dirci quali caratteristiche dovrebbe avere, secondo te, l’insegnante ideale?

4. Se hai già frequentato un corso di scrittura e narrazione, puoi dirci se l’insegnante ti è sembrato adeguato – o addirittura bravo -, e perché?

10 pensieri riguardo “Dieci domande serie sui corsi di scrittura e narrazione, 3 e 4

  1. 3. Ovviamente deve saper palleggiare la “materia“ con maestria, ma lo si dovrebbe capire dal fatto che riesce sempre a trovare le risposte senza contraddirsi e non dal fatto che se ne fa un vanto indiretto pavoneggiandosi mentre sciorina le sue perle di saggezza, magari in latino…
    Per questo non dovrebbe pretendere di aver di fronte solo filosofi e letterati, schifandosi della presenza di altri volgari usurpatori della lingua.
    Purtroppo ho notato che alcuni colleghi tendono a loro volta a partecipare – da alunni – per dimostrare quanto sanno e quanto sono bravi. Dovessi ritrovarmi in una classe in cui tra docente e allievi super laureati passano le lezioni a far gara per dimostrare chi è il migliore, beh, temo che mi pentirei della scelta fatta.
    Piuttosto preferirei avere un insegnante meno bravo… ma in questo caso dovrebbe essere molto sincero e non inventarsi risposte a caso per cercare di fare quello che la sa comunque lunga.
    Dovrebbe insegnare non plagiare secondo il proprio gusto: un po’ come un editing non dovrebbe cambiare “l’anima dello scrittore”. Una correzione basata su un supponente “perché a me piace così” mi irrigidirebbe, se invece la stessa correzione è basata su una “risposta” più significativa sarei disposta a cambiare anche ogni singola parola di tutte le pagine.
    Dovrebbe essere chiaro, ma non prolisso all’infinito. Lo spieghi una volta con un paio di esempi e se un alunno non capisce – io farei così – toccherà a lui farsi avanti per chiedere maggior dettagli. Altrimenti la lezione rischia di diventare noiosa.
    Dovrebbe quindi essere disponibile e interessato. Dovrebbe voler fare arrivare il messaggio a tutti.

    4. Ho già risposto ieri al punto uno.

  2. 3. Pensando ad un insegnate ideale, mi aspetto un professionista dotato di solida cultura, capace di porsi in relazione con gli altri costruendo un dialogo vivo e produttivo e soprattutto in grado di lavorare al fianco dei “garzoni di bottega” aiutandoli a tirare fuori una manualità da favorire e sviluppare, qualora l’abbiano riconosciuta. Un po’ come se si trattasse di un approccio maieutico.
    4. Ho frequentato un corso, gli insegnati mi sono sembrati all’altezza, ma il percorso di sole quattro lezioni era troppo breve.

  3. sicurezza competenza entusiasmo capacità di relazione capacità di mantenere la posizione senza cedere a esigenze di consenso capacità di entrare in ogni singolo lavoro, di esaminarlo, di dilatarlo, di aprire territori sempre un po’ più in là
    Ho già risposto alla seconda domanda

  4. 3.Mah, dev’essere prima di tutto bello o in alternativa avere la R moscia. Se entrambe le cose ancora meglio. Scherzi a parte, la chiarezza e la disponibilità mi sembrano le caratteristiche fondamentali. Dando per scontata la competenza, visto il ruolo.
    4.Ho frequentato La Bottega di Narrazione e degli insegnanti ho apprezzato, oltre alla competenza, la capacità di adattarsi ai diversi tipi di apprendisti e di progetti con tanta disponibilità. La capacità di personalizzare gli interventi.

    C.

  5. 3 – L’insegnante ideale? D’istinto mi verrebbe da dire: qualcuno che ha già scritto qualcosa ed è riuscito a farselo pubblicare. Però non sono sicura: l’abate Dom Pierre Perignon inventò lo champagne e pare fosse astemio (era però un grande intenditore d’uva). Che possa dunque funzionare meglio un editor? Non lo so. Faccio prima a dire chi non dovrebbe essere: lo scrittore pluristellato con ego ipertrofico che scambia la cattedra per un piedistallo. Non conosco la realtà delle scuole di scrittura, ma conosco abbastanza bene quella delle scuole di moda e di design: il designer premiatissimo, l’archistar megagalattica, lo stilista geniale e bizzoso, sono persone di indubbie qualità e talento, ma, tranne eccezioni, pessimi insegnanti, che trascorrono le lezioni a parlarsi addosso. Ecco, vorrei qualcuno che si mettesse veramente a disposizione, qualcuno che non mi sommergesse di IO.
    4 – Non ho mai frequentato un corso, dunque non posso rispondere.

  6. Purtroppo, per quanto mi riguarda, intendo riguardo a quello che penso io, oltre a elementi ovvi come la preparazione dell’insegnante, la pazienza, la serietà e l’impegno (ho evitato corsi, da uno sono riuscita a farmi ridare una parte della quota già pagata, perché ho capito immediatamente che l’unico intento e loro scopo era avere la quota di partecipazione e quanti più alunni possibili), la disponibilità, ci sono due elementi che l’insegnante deve avere e che non si possono imparare a priori: o ci sono o non ci sono. L’uno è l’abilità naturale di coinvolgere gli allievi e mettersi il “comunicazione” con loro, cosa che devono avere anche gli insegnati delle scuole. La predisposizione ad insegnare, si potrebbe dire, forse. L’altro è il così detto “feeling di pelle” con l’insegnante, che c’è o non c’è, esattamente come “di pelle” una persona, appena ce la presentano, ci sta antipatica, simpatica, eccetera.

  7. Per fare esempi di insegnanti che mi sono sembrati bravi e altri no, dovrei forse fare nomi e cognomi e non mi pare corretto. A volte mi sono trovata a sentire lezioni che non mi interessavano, ma non so se fosse stata colpa mia, che non avevo letto bene il programma, o colpa dell’organizzazione.

  8. 3) Ho scelto corsi tenuti da persone che stimavo come scrittori.
    4) Sono stati bravi i docenti che hanno aperto la loro officina di scrittura, molto tra virgolette, nel mio caso Mozzi e Susani, sono stati meno bravi quei docenti che hanno riflettuto sulla scrittura senza darne una parte pratica, ho trovato poco utile un seminario con Giorgio Vasta.

  9. Prima di tutto l’insegnante dovrebbe passare al metal detector e depositare tutte le armi in mano mia.
    Poi vorrei un insegnante che non sputi mentre parla (di solito mi siedo in prima fila).
    Che si lavi anche (per il motivo di cui sopra).
    Altrimenti propongo lezioni in streaming, ma scommetto che non siete ancora attrezzati, neh?
    L’insegnante dovrebbe recitare e fingere di essere un buon insegnante, anche se non lo è, per farlo deve credere lui stesso di essere un ottimo insegnante. Per credere lui stesso di essere un ottimo insegnante deve aver avuto ottimi insegnanti, che a loro volta hanno avuto ottimi insegnanti e così sia.
    L’insegnante deve essere paziente, altrimenti disporre di un luogo dove imprecare senza essere sentito, oppure grugnire, oppure ululare.
    Inutile dire che non ho mai frequentato un corso di scrittura creativa…

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