L’altra

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di Elisabetta Foresti

[Elisabetta Foresti ha frequentato il corso della Bottega di narrazione
Il perturbante, condotto da Giorgia Tribuiani.
Questo racconto è stato scritto nell’ambito di quel corso.
La prossima edizione del corso Il perturbante inizia il 26 gennaio 2022].

Mi chiamo Giuditta, ho otto anni.

Sono a casa con l’influenza e il maestro ha detto che devo fare un compito. Che devo scrivere di come mi sento e di febbre e di che fa Tania per me e tutte quelle cose lì che a me non m’importa niente. Che poi sono sempre stanca e non riesco a stare sveglia e allora col cavolo che butto tempo a scrivere che sono stanca e che ho febbre e che cosa Tania fa per me.

Ho febbre ma sono chiara e quindi ora che sto chiara e dipingere non posso che poi sporco tutto e le bambole mi rompono e a leggere libro mi stanco allora scrivo che pure scrivere mi stanca ma almeno mi diverto che sono io a scegliere di che parlo e non libro e non il maestro e nemmeno febbre che vuole decidere sempre lei cosa devo fare e non fare.

Allora oggi mi sono alzata che dovevo andare al gabinetto per pisciare che Tania dice che pisciare non si dice che non sta bene in bocca a me pisciare che mica mi piscio in bocca ho detto ma lei si è arrabbiata lo stesso e ha fatto le guance rosse come angurie e a me veniva da ridere che le angurie a Tania non piacciono ma ce l’ha sulla faccia quando si arrabbia e gli occhi diventano piccoli e neri come due semini delle angurie che io non le posso mangiare da quando mi hanno fatto l’allergia e mi fa triste che allergia somiglia a allegria che non c’è più ora che mi fanno stare a letto che sono sempre stanca. Allora oggi che non ero tanto stanca mi sono alzata da sola per andare a pisciare e mi sono seduta sulla tazza che prima era grande e adesso è piccola e non lo so perché è piccola ma è piccola e mentre stavo lì a pisciare e a guardare il pavimento verde è successo che il pavimento è diventato uno stagno ed era proprio bello tutto liquido che ci vedevo le righe sul soffitto che stavano sotto e pure la luce sopra stava sotto e era una luce bianca e forte che riempiva lo stagno e ho pensato che volevo prendere la luce e portarla fuori che spesso sto tanto al buio e non mi piace quando mi lasciano al buio che poi sono scura che io voglio stare chiara e guardare sempre e non soltanto quando febbre si fa zitta.

Allora ho allungato la mano per prendere la luce e ho visto la mano che si allungava nello stagno e ho visto le dita dall’altra parte che erano grandi e pure un po’ brutte e mi sono incuriosita che sono piccole le mie dita ma dentro lo stagno erano grandi che non lo so perché erano grandi ma erano grandi e allora ho tirato via la mano e tutte le dita per guardarle e erano piccole le dita e poi è successo che è entrata Tania nel gabinetto con la faccia di anguria e i semini neri negli occhi e ha strillato che non mi devo alzare da sola e pure che sono cattiva cattiva e io ho detto che dovevo pisciare e lei ha detto non ti alzi da sola pure se devi fare pipì che a me fa ridere pipì e ho fatto plink-plink ma lei non ha riso che non ride mai Tania e pure quando ride è solo il labbro sopra che va in su mentre quello sotto resta dritto allora Tania mi ha fatta alzare dalla tazza che io stavo tutta piegata a ridere ma lo stagno sotto era triste che dentro non c’erano più le righe sul soffitto e non c’era più la luce bianca e forte che era tornato un pavimento verde e allora sono stata triste pure io mentre Tania mi accompagnava a letto e diceva che sto stanca e che devo riposare e tutte quelle cose che proprio mi hanno rotto e pure febbre mi ha rotto così ho tirato i capelli a Tania e le ho strappato una ciocca grossa e nera che mezza testa brillava nuda e mi sono messa giù con la ciocca in mano e Tania non mi ha aggiustato le coperte che stava lì a urlare Tania e a tenersi la chiazza rossa sulla testa e allora mi sono fatta scura scura. E poi non mi ricordo.

* * *

Mi chiamo Giuditta, ho otto anni.

Ho dormito non so quanto che quando dormo è brutto perché non mi ricordo che resto al buio quando dormo e il corpo non lo sento ma sento bocca che parla e dice dice non so che dice ma so che parla tanto che se la sentissi meglio mi stuferei e allora è meglio se non sento. E quando mi sveglio ho sempre paura che Tania è diversa o non c’è Tania ma invece c’era quando mi sono svegliata e però era diversa che aveva i capelli lunghi e gialli come banane e quella linea nera su fronte che prima non ci stava e volevo disegnarla che poi non mi ricordo ma Tania non voleva e allora niente matita e niente colori ha detto solo penna e carta che devo fare il compito su febbre e cosa dice febbre di fare e non fare.

Ma invece io volevo andare al gabinetto per pisciare e pure per guardare il pavimento e ho aspettato che Tania con le banane gialle uscisse dalla stanza che è uguale uguale la stanza e color pesca mentre quando dormo sto in una stanza scura che non mi piace che io voglio restare chiara.

Allora sono scesa giù dal letto pure se sto stanca e a camminare mi stanco e ho fatto ginocchia sulle mattonelle pesca fino alla tazza ma di pisciare non m’andava e stavo seduta sul pavimento verde a guardare il pavimento verde e a un certo punto che stavo lì a guardare è successo che il pavimento si è fatto stagno.

E c’erano le righe del soffitto che giravano tonde intorno alla luce bianca e forte e ho avvicinato la mano per prenderla allora e ho visto la mano grande e brutta dall’altra parte che si avvicinava a prenderla per prima e allora ho infilato la mia nello stagno e l’altra mano è salita sulla mia che era fredda e ruvida l’altra e ho gridato di paura e tirato via la mano ma l’altra mi è rimasta addosso grande brutta fredda ruvida ed è arrivata Tania con le banane gialle da tutte le parti che lei gridava che devo stare a letto che io gridavo che c’era la mano brutta sulla mia e gridavo di levarmela e le ho graffiato il polso con certe unghie lunghe lunghe che a vederle di più ho gridato e ho morso Tania sul polpaccio che lei mi trascinava via e il pezzo di polpaccio l’ho sputato che era cattivo e tutto il sangue rosso è andato sullo stagno che si è fatto rosso ma poi è tornato pavimento verde e la luce dentro è sparita e tutto è diventato buio e allora pure io mi sono fatta scura e poi non c’ero più.

* * *

Mi chiamo Giuditta, ho otto anni.

Sono stata scura tanto e sono stanca di stare scura voglio restare chiara e non voglio scrivere di febbre cosa dice e non dice che parla sempre febbre parla parla con la bocca e il corpo che non li sento quando dormo e meglio così.

Tania ha la faccia secca come una prugna vecchia e ha il corpo grosso ha il doppio del corpo e il doppio dei polpacci ma nessun buco sul polpaccio e niente angurie nelle guance né semini negli occhi né capelli di banane gialle né linea scura nella fronte e le ho detto che voglio pisciare e non si dice pisciare ha detto ma io sono come i pesci ho detto e allora voglio pesciare no pescare ma non gliel’ho detto questo che non voglio che mi scopre a pescare nel pavimento verde allora ho detto pipì che voglio fare pipì ma lei ha detto no e non è uscita dalla stanza pesca e ha messo il corpo grosso con le gambe e i polpacci grossi sulla sedia e i piedi grossi che facevano di su e giù di su e di giù e ripeteva che sono cattiva cattiva con la faccia secca come una prugna vecchia e non andava via. Così mi sono fatta triste e scura e sono andata via io.

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Mi chiamo Giuditta, ho otto anni e ho deciso di alzarmi.

Mi sono alzata pure se sto stanca e pure se ho lo scuro dentro e febbre che dice di restare a letto e bocca che le dà ragione le dà sempre ragione bocca e mi ha proprio rotto ma il corpo lo sentivo e allora ho buttato penna e carta per terra e mi sono alzata che Tania non c’era ma so che c’è perché ho sentito la voce fuori dalla stanza pesca che parlava col maestro di non so chi che non ha febbre e non deve scrivere cosa dice febbre che io ce l’ho invece ma non voglio scrivere che mi rompo e non serve a niente. Così mi sono alzata e la porta del gabinetto era piccola mentre prima era grande come la tazza che era grande e poi era piccola che non lo capisco ma sono entrata lo stesso che ci passavo bene lo stesso e come sono entrata il pavimento verde si è fatto stagno e le righe del soffitto giravano veloci veloci intorno alla luce bella che stava dentro e stavolta la prendo ho detto stavolta non mi faccio fare paura dall’altra mano stavolta sono rapida e prendo la luce così non torno al buio e resto chiara.

Mi sono piegata e ho stirato tutto il braccio fino alla spalla dentro lo stagno e ho stretto le dita per prendere la luce mentre il braccio dell’altra pure si stirava dentro e stringeva le dita sulle mie dita e mentre stavo così piegata ho visto una faccia brutta nello stagno che era una faccia di spigoli e di occhi tristi con lo scuro interno e la pelle che cadeva e tante righe sopra e la bocca spalancata di paura che forse sta vedendo me ho pensato che io però mica faccio paura e mi è venuto a ridere che facevo paura e ridevo così tanto mentre la luce aspettava che ha riso pure l’altra e mentre rideva però ha cercato di rubarmi la luce ho visto il secondo braccio buttarsi dentro che pure io avevo messo dentro il mio e l’altra cercava di salirmi sopra col braccio brutto e molle e mi guardava con gli occhi scuri e storti e le gengive di fuori per lo sforzo mentre pure io la guardavo storta con i denti di fuori e cercavo di coprire le sue braccia e le sue spalle con le mie che la luce bianca in mezzo la voglio io e stava lì ferma a aspettare la luce e allora l’altra ha urlato e ho urlato pure io con una voce brutta e bassa che non era mia che io ho una voce bella e alta e è successo che è entrata Tania nel gabinetto con gli occhiali sugli occhi duri come noci che prima non li aveva e ha detto cosa fai per terra cattiva e io ho tirato fuori le braccia piene di luce che però quando le ho tirate fuori si sono fatte nere e molli e brutte e lo stagno se ne è andato e il pavimento è tornato verde e allora ho strillato che voglio entrare nel pavimento e stare con la luce ma Tania con gli occhi di noce negli occhiali dice cattiva cattiva e devi stare a letto che stai stanca dice e devi riposare dice e mi ha preso per le braccia molli che non erano più tanto molli e allora mi hai rotto ho detto e le ho tirato un pugno forte sugli occhiali che si sono spaccati gli occhiali e tanti pezzettini di vetro le hanno fatto gli occhi di noci rossi dentro e pure le guance rosse e lei ha sbattuto la schiena sul muro con le mani sulla faccia e io piangevo mentre lei gridava che il corpo mio piano piano se ne andava e io mi facevo scura e ho sentito bocca e febbre che iniziavano a parlare bla, bla, bla e mi hanno spinta nel buio.

* * *

Mi chiamo Giuditta, ho otto anni e voglio più di tutto voglio stare chiara che basta febbre e corpo e bocca che dicono loro cosa devo fare e non fare e il compito non voglio farlo che il maestro vuole e pure Tania vuole e dicono che sono cattiva che ho tirato il brodo bollente in faccia a Tania e le ho bruciato la faccia che si è fatta piena di bolle rosse che tanto non era la sua faccia che era larga e a chiazze come una arancia quella faccia e senza occhiali senza noci negli occhi senza pelle di prugne vecchie senza capelli di banane senza linea nera nella fronte e senza angurie e senza semini e allora chi se ne importa ho detto e allora il maestro bianco come il cocco mi ha chiusa sotto le coperte e resti lì fino a quando non fai il compito.

Ma lui non lo sa che pure se sto stanca e c’è febbre mi sono alzata lo stesso che mi sono fatta piccola piccola e sono sgusciata da sotto le coperte chiuse e strette e sono scivolata sulle mattonelle pesca fino al gabinetto col pavimento verde.

È verde è verde fatti stagno ho detto sbrigati ho detto e gli ho pure dato una manata che una piastrella si è infossata e quando si è infossata il pavimento è diventato stagno e ho guardato le righe del soffitto che giravano a cerchi stretti stretti e poi è arrivata la luce bianca e forte che stavolta è mia ho detto e non ho aspettato di vederla l’altra che vuole rubarmi la luce che io voglio stare chiara sempre e allora ho preso un respiro grosso e ho buttato tutte le braccia e la testa nello stagno ma si è fatta doppia la testa che pure l’altra aveva messo la sua e un dolore dentro forte forte e poi ho buttato le spalle il busto le gambe nello stagno che si sono fatti doppi le spalle il busto le gambe e salivo io sull’altra e l’altra brutta e fredda che saliva su di me e mi faceva male l’altra mi allungava mi stirava mi copriva la faccia di righe e di pelle scarna e la luce bianca ci illuminava e aspettava aspettava e illuminava che l’altra mi entrava con gli occhi negli occhi con la bocca nella bocca mi strizzava coi suoi occhi e la sua bocca e mi graffiava nella testa mi strillava dentro cattiva vattene via e io non gridavo invece che poi mi sentono e arriva una Tania diversa a portarmi via e se viene la sfascio tutta questa Tania e sfascio pure il maestro e sfascio pure l’altra nello stagno ho pensato e stavo tutta dentro al pavimento di stagno e solo i piedi erano rimasti fuori e annaspavo con le braccia mie nelle braccia sue per prendere la luce che aspettava ma l’altra non mollava e mi urlava con la sua testa nella mia che urlava nella sua e nella bocca che era mia urlava con la sua che era piena di gengive di lingua di pelle brutta intorno che saliva sulla mia di pelle e i suoi occhi scuri dentro i miei che volevano farsi chiari e scurire i miei che si torcevano i miei e ruotavano dentro fuori dentro fuori dentro fuori den

* * *

Mi chiamo Giuditta, ho ottant’anni e non so bene dove mi trovo.

Dicono che sono guarita.

Dicono che il trattamento farmacologico cui mi hanno sottoposta ha generato un incontro-scontro con la bambina malevola che mi abita, a seguito del quale, ho fatto una lunga conversazione con il dottore e la sua assistente, per il definitivo accertamento che sono tornata io e che lei è scomparsa dalla mia mente.

È così, dovrei esserne certa, loro lo sono, sebbene abbia la sensazione di essere prigioniera in un’immagine, la sensazione di essere il ricordo di me stessa che imita me stessa. Ma dicono che è normale un po’ di spaesamento e dicono altresì che non devo preoccuparmi.

Per sua curiosità, Tania mi ha domandato di descrivere cosa accadeva nel gabinetto, poiché pare sia lì che la mia mente ha vinto la bambina ma io non voglio farlo che Tania è una bugiarda e pure il maestro travestito da dottore è un sacco bugiardo che vi ho presi in giro tutti voi brutti che febbre se n’è andata e vi sfascio le teste che adesso sono io a stare chiara e tu stai zitta.