di Giulio Mozzi
[Diversi anni fa Gianni Bonina mi chiese di compilare per la rivista Stilos una rubrica che fosse qualcosa come “un corso di scrittura creativa a puntate”. Scrissi 100 puntate. Se le volete tutte in un colpo, le trovate qui. Rielaborate e aggiustate, le 100 puntate sono diventate anche un libro, pubblicato da Terre di mezzo: (non) un corso di scrittura e narrazione. Le ripubblico qui, una al giorno (salvo inconvenienti e incidenti); e cercherò di rispondere a eventuali domande, obiezioni, dubbi eccetera. Occasionalmente inserirò negli articoli, come approfondimento, qualcuna delle mie videolezioni].
[Questi articoli, lo ricordo, sono stati scritti diversi anni fa. Contenevano dei link a cose che in rete non ci sono più. Nell’articolo do qualche indicazione].
Buondì a tutti. Promettevo, settimana scorsa [cioè ieri…], che avrei parlato delle disavventure che possono capitare a un autore: vero o inventato che sia.
Cominciamo da qualche disavventura facile e non troppo impegnativa.
Accendete il computer, attaccatevi all’internet. Cercate Kimota (che si pronuncia con l’accento sulla i: è l’inverso di Atomik, un personaggio di cartoni animati). Il blog che troverete (ossia il “diario” in rete, nel quale lui pubblica pressoché quotidianamente) di Kimota è il blog di Kimota. L’autore di questo blog difficilmente si chiamerà davvero Kimota (nei giorni scorsi ho conosciuto un Neill, una Soranza e un Theresio con l’h; ma Kimota mi pare davvero troppo). E, per quel che ne sappiamo, niente ci autorizza a pensare che colui che si firma Kimota ci racconti, con parole e fotografie (fotografie assai belle, secondo me) ciò che davvero accade, giorno per giorno, a colui che si firma Kimota.
L’internet consente di queste cose. Di scegliersi un nome e di costruirci attorno una persona.
Allora, succede che un bel giorno la rivista La luna di traverso, pubblicata a Parma grazie all’infaticabile Guido Conti, pubblica un racconto di Kimota. Che viene stampato con sopra il suo nome. Il suo nome vero, non Kimota. E succede questo, come racconta Kimota stesso nel suo blog/diario [non più in rete…]:
Vi posso raccontare di come, letto finalmente il mio primo racconto pubblicato, abbia avuto luogo con metà dei miei parenti il seguente scambio di battute:
– Hm, è bello, però… non è… non è… un po’…
– Un po’ ambiguo?
– Sì, ecco… un po’ gay…
– Be’, in fondo il tema della rivista è Equivoci.
– Sì, ho capito, ma qua racconti in prima persona di quello che hai fatto con questo Carlo. E tu… tu non sei… vero? Vero?!
– Non “io”. Cioè: io sono l’autore del racconto, ma non il narratore. Quello, o quella, che racconta i vari avvenimenti non sono io. Dico “quello o quella” visto che ho evitato di connotare sessualmente tale narratore. Potrebbe anche essere una donna.
– Ah, ecco, meno male.
Altro esempio. Marco Candida è un giovane ed eccellente narratore. Non ha pubblicato nessun libro (per il momento) [in realtà poi ne ha pubblicati parecchi], ma è comunque un giovane ed eccellente narratore. Anche lui ha un blog [oggi estinto: il suo attuale è qui]). In questo blog ha pubblicato, ai primi di gennaio, un Resoconto Capodanno Camogli 2004 veramente spassoso. Raccontava della gita a Camogli insieme a una certa F., di cazzeggi e scioccezzuole varie, eccetera eccetera. Qualche pagina davvero piacevole. Pochi giorni dopo ha dovuto pubblicare una Precisazione:
Il resoconto su Camogli è frutto di invenzione. Questo non significa che non sono stato a Camogli a Capodanno ma significa che F. nella realtà non c’é. Questo non significa che ero solo a Camogli e che non fossi con una donna ma non significa che con quella donna io abbia avuto qualcosa di più che un semplice rapporto di amicizia.
Che cos’era successo? Era successo che qualche buontempone, intervenendo nel blog nello spazio dei commenti, aveva cominciato a fare illazioni (banalucce e antipaticucce) su questa certa F. Notiamo però come la precisazione di Marco Candida non sia esattamente una smentita. Nega che F. esista. Ma lascia aperta la possibilità che dietro lo “schermo” di F. vi sia una persona; e lascia aperta la possibilità (“non significa che” vuol dire: “potrebbe anche essere, ma non dico né sì né no”) che con quella donna ci sia stato “qualcosa di più che un semplice rapporto di amicizia”.
Allora: Kimota e Marco Candida “fanno l’autore” in modo diverso. Kimota, quando pubblica il suo blog/diario, “fa l’autore” in un certo modo (parla in prima persona ma cela la sua identità, usa più le fotografie che le parole, si esprime sempre con un ammirabile distacco, e così via). Lo stesso Kimota, quando pubblica un racconto con il suo vero nome e cognome (qui non posso dirlo, per le evidenti ragioni) si trova in una situazione diversa: e prova un certo imbarazzo. La cosa divertente è che il Kimota in rete, diversamente dal narratore del racconto pubblicato in La luna di traverso, somiglia davvero molto alla persona che in rete si firma Kimota, e che ho avuto il piacere di conoscere di persona. In sostanza: quest’uomo si espone autenticamente per mezzo di uno pseudonimo (un nome non autentico), mentre firma con il suo nome autentico un racconto in cui espone un narratore che non è lui (cioè “fa l’autore” fingendo di non essere colui che è, ma un altro diverso da lui).
[Nota 2015: Kimota si chiama in realtà Gualtiero Bertoldi, e oggi pubblica splendide fotografie].
Però.
Marco Candida, invece, è più giocherellone. Si firma con un nome e un cognome che sono il suo nome e cognome, racconta delle storie che sembrano tranquillissimamente avvenimenti capitati a lui, stuzzica la curiosità (magari volgaruccia, vabbè) del lettore; e poi, quando ben il lettore ha identificato il Marco Candida che firma il blog con il Marco Candida reale, e quindi la ragazza F. con una ragazza reale che con Marco Candida si suppone abbia fatte certe cose (nel Resoconto Capodanno, però, non c’è niente di esplicito), allora se ne viene fuori a precisare introducendo confusione, a smentire ambiguamente. Imbarazzo? Poca capacità di “fare l’autore”? No. Semplicemente voglia, e buona capacità, di prendere in gioco il lettore. Che non è come «prendere in giro», peraltro.
Per concludere: lo scopo di questa puntata era, come sarà risultato evidente, invitarvi a leggere questi due blog [entrambi oggi estinti… alla faccia di chi pensa che tutto ciò che sta nell’internet ci starà per sempre…], di Kimota e di Marco Candida, che a me sembrano molto interessanti. Ma intanto vi ho raccontata qualche disavventura dell’autore. A tra poco.
