di Giulio Mozzi
direttore della Bottega di narrazione
che le scuole di scrittura servono solo a spillare soldi ai citrulli
che chi sa fare fa, e chi non sa fare insegna
che dalle scuole di scrittura vengono fuori romanzi tutti scritti con lo stampino
che usano anche sempre lo stesso stampino
che chi sa scrivere scrive, e gli altri parlano
che alla terza riga si accorgono se l’autore del romanzo ha frequentato una scuola di scrittura creativa
che nelle scuole di scrittura si insegna a scrivere ciò che il mercato chiede
che il mercato è condizionato dalle grandi case editrici
che si pubblica già tanta merda, e non si vede perché aggiungerne ancora
che non ci sono più i Calvino i Pasolini i Moravia di una volta
che appena sentono parlare di scuole di scrittura mettono mano alla pistola
che nelle scuole di scrittura si normalizzano i talenti
che la letteratura ha bisogno di vita vissuta pericolosamente, altro che di scuole di scrittura
che come amore spira, si deve scrivere
che la scrittura creativa è tutta fredda tecnica
che se uno ha una storia, una vera storia, non ha bisogno di nient’altro
che le scuole di scrittura sono peggio delle case editrici a pagamento
che ormai se vuoi che gli editori ti considerino devi passare attraverso una scuola di scrittura
che la scrittura è un dono, c’è chi ce l’ha e chi non ce l’ha
che bisogna leggere leggere leggere
che bisogna leggere i classici, anzi rileggerli
che si pubblicano troppi libri
che c’è più gente che scrive che gente che legge
che ormai al pubblico si dà quel che il pubblico vuole
che gli editori pubblicano solo gli amici e gli amici degli amici
che si vendono solo i libri dei cuochi
che lo storytelling ha ucciso la letteratura
che la letteratura è morta da tempo
che si sottraggono troppe braccia all’agricoltura, e per questo l’economia va male
che chiunque gli venga un tiramento ormai fa un libro
che per gli editori vendere libri o vendere salami è la stessa cosa
che le scuole di scrittura sono come i salamifici
che gli scrittori che non vendono niente s’inventano le scuole di scrittura per non fare la fame
che a certi scrittori gli farebbe bene provare che cos’è la fame
che i libri di successo sono scritti a tavolino
che i libri sono tutti scritti dagli editor
che le redazioni editoriali rubano le storie agli esordienti per pubblicarle a nome di scrittori spompati
che almeno nelle scuole di scrittura insegnassero un po’ a leggere
che un italiano su due non legge nemmeno un libro all’anno, ma ne scrive quattro
che una volta esisteva una società letteraria
che una volta si andava tutti alle Giubbe Rosse
che adesso con l’internet tutti si possono autopubblicare
che è tutta colpa di Amazon
che quando aprirono le librerie Feltrinelli si pensava che fossero come supermercati, e adesso invece ci tocca pure rimpiangerle
che i romanzi sono scritti con certi programmi per il computer
che Faulkner non aveva frequentato nessuna scuola di scrittura
che le scuole di scrittura sbucano ovunque, come le macchinette mangiasoldi nei bar di periferia
che una volta la scuola era una cosa seria
che la scrittura non si può insegnare, punto
che la scrittura è il regno dell’ignoto e del rischio, mica delle regolette per il successo
che alla fin fine devi sempre pagare
che questi qui che pretendono di insegnare, con che autorità lo fanno?
che le scuole di scrittura sono come le palestre, producono scrittori palestrati
che per esordire devi essere giovane e carino
che per esordire devi darla a qualcuno
che le scuole di scrittura insegnano i metodi, ma non c’è nessun metodo
che il metodo è non avere nessun metodo
che Rimbaud, Baudelaire, Lautréamont
che non basta frequentare una scuola di scrittura per scrivere Mentre morivo
che Hemingway non ha mica frequentato nessuna scuola di scrittura, e guarda
che chiunque abbia pubblicato un libretto si sente in diritto di insegnare agli altri come devono fare
che gli scrittori sono i peggiori insegnanti di scrittura
che i trucchi del mestiere sono solo trucchi
che le scuole di scrittura creativa dovrebbero insegnare prima di tutto l’umiltà
(Il titolo del testo e la sua formula derivano dalla poesia di Antonio Porta “Quello che tutti pensano”, leggibile in parte qui).
Fra le cose più carine che tu abbia scritto.