di Giulio Mozzi
direttore della Bottega di narrazione
Nel romanzo dello scrittore svizzero-tedesco Friedrich Dürrenmatt (lo vedete qui sopra) intitolato sfacciatamente Giustizia succede questo: al ristorante, sotto gli occhi di molti, uno stimato cittadino, il consigliere cantonale Kohler, uccide con un colpo di pistola un altro stimato cittadino, il professor Winter. Lo stupore di tutti è tale che Kohler riesce ad andarsene tranquillamente; ma viene presto preso e interrogato dal comandante della polizia cantonale.
La prima domanda, com’è ovvio, è: «Perché l’ha fatto?».
La risposta è sbalorditiva: «Ah, così. È andata così. Niente male».
Leggiamo: «Il comandante era disperato. Voleva veder chiaro in ogni cosa. Era un uomo concreto. Per lui un omicidio era un incidente, sul quale non esprimeva alcun giudizio morale. Ma in quanto uomo d’ordine, doveva trovare un motivo. Un omicidio senza motivo per lui non era un delitto contro la morale, bensì contro la logica. E questo era inconcepibile».
Ovviamente il lettore si pone esattamente lo stesso problema. Che romanzo giallo è questo, se l’omicidio è stato commesso sotto gli occhi di tanti – non c’è dubbio sul colpevole – ma non esiste un movente? Sarà forse un giallo nel quale il mistero è appunto il movente?
Nessuna intenzione di svelarvi la storia. Ma leggiamo questo breve dialogo tra il signor Kohler, incarcerato (e in carcere, sia detto, si trova benissimo; è socievole soddisfatto; in cella si dedica allegramente, come gli altri detenuti, a intrecciare cesti) e l’avvocato Spät (che è anche il personaggio che racconta la storia):
«Deve riesaminare il mio caso partendo dall’ipotesi che l’omicida non sia stato io».
«Non capisco».
«Deve montare una finzione, null’altro».
«Ma è proprio lei l’assassino, quindi questa finzione non ha senso», dichiarai.
«Soltanto così ha senso», rispose Kohler. «Lei non deve neppure indagare la realtà, […] bensì una delle possibilità che si nascondono dietro la realtà. Vede, caro Spät, certo che ora conosciamo la realtà, per questo sono qui e intreccio cesti, ma ciò che e possibile lo conosciamo appena. È comprensibile. L’ambito del possibile è quasi infinito, quello del reale è molto limitato, perché di tutte le possibilità è sempre una soltanto quella che si può trasformare in realtà. Il reale è solo un caso particolare del possibile, e per questo è anche concepibile in modo diverso. Ne consegue che, per poterci addentrare nel possibile, dobbiamo trasformare il concetto del reale».
Io risi: «Un pensiero singolare, Herr Kohler».
«Si ha il tempo di almanaccare molte cose qui», disse. «Vede, Herr Spät, spesso la notte, guardando le stelle tra le sbarre della finestra, rifletto a come apparirebbe la realtà se l’omicida non fossi io ma un altro. Chi sarebbe quest’altro? Queste sono le domande a cui lei deve rispondere. Le pagherò trentamila franchi d’onorario, quindicimila d’anticipo».
Tacqui.
«Ebbene?», chiese.
«Ha l’aria di un patto col diavolo», risposi.
«Non chiedo la sua anima».
«Forse sì».
«Non rischia nulla».
«E’ possibile. Ma non vedo il senso di quest’affare».
Scosse il capo, rise.
«Basta che ne veda io il senso. Per il resto non deve preoccuparsi. Quello che le chiedo è soltanto di accettare una proposta che non va assolutamente contro la legge e che mi serve per indagare il possibile. Ovviamente mi assumerò le spese. Si metta in contatto con un detective privato, preferibilmente con Lienhard, lo paghi quanto vuole, di denaro ce n’è abbastanza, comunque proceda come vuole».
Rileggiamo: «L’ambito del possibile è quasi infinito, quello del reale è molto limitato, perché di tutte le possibilità è sempre una soltanto quella che si può trasformare in realtà. Il reale è solo un caso particolare del possibile, e per questo è anche concepibile in modo diverso». Si può dire tranquillamente che l’esistenza stessa del romanzo giallo dipende dall’idea che esista una realtà, che questa realtà sia una, e che sia conoscibile. Ma Friedrich Dürrenmatt è un sovversivo, evidentemente. Peraltro, non è l’unico. Se nei gialli classici il Bene e il Male tendono a stare al loro posto, uno di qua e uno di là, ben distinti e reciprocamente avversi, man mano che ci si avvicina al nostro tempo tutto si sfuma. Quanti romanzi abbiamo letti, in cui l’investigatore è una figura meschina, o fragile – alcolista, squattrinato, impotente – e quanti romanzi abbiamo letti in cui il poliziotto è corrotto, violento, prevaricatore? Fino ad arrivare, e gli esempi non mancano, a quei romanzi nei quali ciò che nel giallo classico è indubitabile – la Giustizia e i suoi servitori – risulta invece nemmeno corrotto dal Male, ma trasformatosi nel Male stesso.
Certo, Dürrenmatt pone – non solo in Giustizia, anche negli altri suoi romanzi cosiddetti gialli: soprattutto La promessa e La panne – è più fine, diremmo più filosofica: che cos’è la realtà? Le immaginazioni che gli investigatori fanno, in che relazione stanno con essa? «Il reale è solo un caso particolare del possibile». Nel momento in cui, immedesimandovi nel vostro investigatore, vi porrete di fronte al delitto che avete immaginato e alle incoerenti informazioni che lo circondano, e vi domanderete «Che cos’è accaduto, in realtà?», ricordatevi di questa perentoria affermazione del signor Kohler.
Se questi temi vi appassionano, ma soprattutto se avete in mente di scrivere un romanzo con delitto e mistero, provate a prendere in considerazione la possibilità – eventualmente da trasformare in realtà – di iscrivervi al «Laboratorio annuale del giallo», ideato e condotto per la Bottega di narrazione da Massimo Cassani, autore di svariati romanzi gialli e d’altri colori (nonché di un illuminante libricino sull’invenzione della trama), e da Giovanni Zucca, specialista enciclopedico di narrativa di genere.
Il «Laboratorio annuale del giallo» inizia l’11 dicembre 2021 e termina nel settembre 2022. Il programma prevede 110 ore in aula (su piattaforma Zoom) in parte di lezioni/esercitazioni e in parte di discussione dei romanzi in progress, tutoraggio continuo, incontri con esperti non solo di letteratura ma anche di criminologia e giustizia. Le iscrizioni sono aperte.
Per informazioni: bottegadinarrazione@gmail.com
Mozzi, ci vai giù piatto con i gialli. Dürrenmatt è giusto per sgranchirsi i neuroni, eh? Hai molta stima dei tuoi corsisti, reali o possibili 😉
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Be’, cerchiamo di fare delle cose fatte bene.