di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione [Qui sopra: due rappresentazioni “pittoresche” dell’Italia]. 1. Il primo motivo è una faccenda di orizzonte. Cito dal saggio di Franco Moretti Planet Holliwood, incluso nel libro A una certa distanza (Carocci 2020, ed. or. americana 2013): “Nel caso delle letterature meno forti [rispetto a quelle anglofrancesi] –
Categoria: Teoria e pratica
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 1. Dopo più di vent’anni trascorsi a leggere opere letterarie inedite e destinate, nel 997 per mille dei casi, a restare tali, ho capito che cos’è che mi meraviglia. Non mi meraviglia più – mi meravigliavo all’inizio, ma sbagliavo a meravigliarmi – che molte persone scrivano male,
di Giorgia Tribuiani docente della Bottega di narrazione Tra i riferimenti bibliografici del corso-laboratorio Narrare il perturbante saranno presenti i romanzi di Edoardo Zambelli, particolarmente significativi per la gestione del mistero e per la costruzione dello straniamento. Giorgia Tribuiani, ideatrice del corso, ha posto a Zambelli alcune domande per approfondire insieme a lui la riflessione
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione Più o meno un paio di persone al giorno, di solito persone a me sconosciute, mi scrivono per rivolgermi la seguente domanda: “Ho ricevuto una proposta dall’editore X, ma sono un po’ perplesso. Lei cosa mi consiglia?”. Il mio consiglio è: prendere nota di questi dieci criteri
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 1. La prima dritta è la più semplice ed ovvia. Scrivete un buon romanzo: un romanzo che sia bello, e anche facile da vendere. Non è necessario che sia un capolavoro – se si pubblicassero solo i capolavori, non esisterebbe l’editoria – ma è bene che sia
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 1. Avrete degli amici, dei parenti. Andate in un ufficio postale e registrate un conto corrente a nome di voi stessi come presidenti o cassieri di un’associazione benefica appositamente inventata. Preparate un fascicolo con le prime ventitré pagine del libro. Speditelo a tutti infilandoci dentro un bollettino
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 1. Non esiste una scienza esatta dei titoli. E, tutto sommato, non esiste neanche un grandissimo lavoro storico-critico sui titoli di romanzo. Non che non si trovi bibliografia; ma è piuttosto sparuta. Imperdibile, ovviamente, lo splendido (e assai divertente) saggio di Gérard Genette Soglie. I dintorni del
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione Sono ventisette anni, ormai, che pubblico libri; e ventisette anni che, in diverse situazioni (come insegnante in corsi di scrittura, come consulente di case editrici, per lavori di editing ec.), mi trovo a dover valutare (allo scopo di insegnare, editare, correggere ec., o per deciderne la pubblicabilità)
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 1. Ricorda innanzitutto: qualunque cosa tu faccia con l’intenzione di rendere più letterario il tuo testo, lo rovinerà. E’ un assioma, è un dato d’esperienza, è il quattordicesimo corollario (variante due) alla sesta legge di Murhpy, è il quarto segreto di Fatima: prendilo come vuoi, questo principio,
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 1. Sgomberiamo subito il campo da un tipo tutto particolare di “parolaccia”: la bestemmia. Isacco Turina, sociologo, ricercatore presso l’Università di Bologna, e anche poeta interessante, si laureò nel 2000, relatore lo stimatissimo Paolo Giglioli, con una tesi intitolata: Maledire Dio. Studio sulla bestemmia, dotata di un
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 1. “Prendimi il martello”. “Quale martello?”. “Quello che è nel cassetto”. “Questo cassetto qui?”. “No, non quel cassetto, il cassetto sotto lo sportello”. “Sotto lo sportello grande?”. “No, sotto lo sportello piccolo”. “Ah, questo?”. “Sì, quel cassetto lì”. “Ecco il martello”. “Grazie”. “Prego”. Per scrivere un dialogo
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione [Qui non si parla, ovviamente, dell’editing generale, quello che si fa magari mesi prima della pubblicazione soprattutto parlando del romanzo, della sua struttura, del montaggio della storia, eccetera; qui si parla dell’editing minuto sul testo, detto anche editing lineare o lavoro di redazione. Ci sono confini difficili
di Giorgia Tribuiani docente della Bottega di narrazione Circa tre anni fa, uscendo dal cinema e concludendo che la nuova trasposizione di It di Stephen King non mi aveva affatto provocato lo stesso disagio della miniserie degli anni ‘90, tornai a casa chiedendomi se un effetto così diverso fosse imputabile solo alla mia differente
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 1. Lo scopo dell’aggettivo è modificare, “aggiustare”, definire meglio il senso del nome. In tutte le scuole di scrittura – si dice – si insegna che gli aggettivi vanno evitati. Una regola di questo tipo è una sciocchezza. Vanno evitati tutti gli aggettivi inutili, per le stesse
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 0. Avviso inutile: questi dieci punti riguardano me. Non intendo consigliare di rileggere certi o certi altri libri. Non intendo neanche consigliare di rileggere. Anche se, confesso, il mio principio è questo: meglio leggere dieci volte lo stesso libro, se è un libro di valore, che leggere
di Simone Salomoni docente della Bottega di narrazione [La prima puntata] [La seconda puntata] [La terza puntata] Le letture e gli studi, tuttora in corso, mi hanno portato a non scrivere una riga fino al 1° ottobre del 2017 (me lo ricordo perfettamente perché era il giorno in cui il Papa venne a Bologna, la
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 0. Sia chiaro: queste sono le dieci ragioni per cui io smetto di leggere. Non sono le “dieci buone ragioni per smettere di leggere”. Non pretendo di legiferare sulla base delle mie personali idiosincrasie. 1. Quando mi addormento. Per carità: ormai ho passato i sessant’anni, e so
di Simone Salomoni docente della Bottega di narrazione [La prima puntata] [La seconda puntata] Di Philip Roth avevo letto già alcuni romanzi, i più noti, Pastorale Americana, Lamento di Portnoy, La macchia umana”. Avevo letto Il teatro di Sabbath, che è forse il romanzo più romanzo di Roth, scritto al termine del periodo di massima
di Simone Salomoni docente della Bottega di narrazione [La prima puntata] Comincio a mettere a sistema alcune letture, dicevo, e continuo a leggere e studiare. Apprendo che il termine autofiction è stato coniato nel 1977 dal critico e scrittore francese Serge Doubrovsky (nella foto in cima all’articolo), nella prefazione del proprio romanzo Fils, e che
di Simone Salomoni docente della Bottega di narrazione Fino al 2015 non mi sono posto il problema di cosa fosse l’autofiction. Sapevo che esisteva, avevo letto i racconti di Giulio Mozzi e – onestamente – non ricordo se Scuola di nudo o Troppi paradisi di Walter Siti, ma non mi ero mai soffermato troppo su