di Giulio Mozzi
1. Il sito contiene errori di grammatica, sintassi e ortografia.
2. Nel sito, soprattutto nella pagina intitolata Chi siamo, Il nostro progetto o simili, si leggono attacchi all’editoria industriale farciti di luoghi comuni; nonché elogi dell’editoria “artigianale” farciti di luoghi comuni. Particolarmente grave, quando compare, il richiamo a Davide e Golia.
3. L’editore dichiara di voler pubblicare opere d’ogni genere: narrativa, poesia, teatro, saggistica storica e filosofica, divulgazione scientifica, memorialistica, libri per bambini e per ragazzi, eccetera.
4. Le copertine dei libri pubblicati non presentano la minima coerenza grafica.
5. L’editore lancia dei bandi nei quali dichiara di essere in cerca di un certo numero di opere da pubblicare.
6. Nel sito non si rinviene nessuna informazione sulla distribuzione dei libri. In alternativa, nel sito c’è una lunga spiegazione circa le “librerie fiduciarie” (se avete dei dubbi, provate a telefonare a una di queste e a domandare se hanno mai sentito nominare quell’editore lì).
7. Nelle schede relative agli autori della Casa sono messe in grande evidenza le posizioni professionali e sociali: il Dirigente scolastico Tizio, il Primario della Clinica Ortopedica Caio, la Presidentessa del Circolo culturale “Ambarabà” Sempronia, e così via.
8. Abbondano le formule vaghe del tipo: “i nostri Editor saranno a disposizione dei Signori Autori per la revisione dell’Opera allo scopo di renderla accessibile al più vasto e qualificato Pubblico” (ah: abbondano anche le maiuscole).
9. Nella rassegna stampa trovate solo articoli di quotidiani locali, spesso annuncianti pubbliche presentazioni con la partecipazione di Sindaci, Assessori e altre Autorità.
10. Siete lettrici o lettori forti, da anni; da anni avete l’abitudine di passare in libreria tutti i sabati mattina; leggete talvolta i supplementi librari dei quotidiani e frequentate qualche blog: e tuttavia, quell’editore lì non l’avete mai sentito nominare.

Eppure proliferano allegramente. (Refusino: Pubblicao).
Grazie, Mat, ho corretto. Sì, proliferano. Il mistero, per me, è: come fanno così tante persone a essere così convinte che l’importante sia avere la roba stampata, che l’importante sia fare la presentazione con l’assessore, che l’importante sia avere la prefazione del dirigente scolastico, che l’importante sia fare la cena al collegio dei ragionieri, eccetera?
Ultimamente ho cominciato a pensare questo: che si confonde la pubblicazione con la campagna elettorale. In campagna elettorale ti stampi e distribuisci da te il materiale che ti loda, è importante fare l’appuntamento pubblico con l’assessore, è importante incontrare il dirigente scolastico, è importante fare la cena al collegio dei ragionieri, eccetera.
Aggiungerei: il sito è rivolto per il 90% agli autori e solo per il 10% ai lettori (ma anche 50 e 50 non è un gran segno)
Un’onesta autopubblicazione in print-on-demand serve egualmente allo scopo, se non si tratta di romanzi.
Di solito, hanno un piccolo modulo alla sezione: “Pubblica con noi”. Tra le domande spunta sempre: hai un blog? Quanto pensi possa vendere il tuo libro? Ovviamente, non c’è mai uno spazio che chieda di che cosa parla lo stesso.
La parola SOGNO. Se c’è scritto SOGNO da qualche parte, è una tipografia.
Se l’opera narrativa la si ha già in mano e si è esordienti, c’è il Premio Calvino che scade fra tre settimane. Un’accoppiata Mozzi (lezioni ed invio alla sua attenzione) + Premio Calvino (riconoscibilità nazionale e scheda di lettura) è il massimo per un outsider in cerca di riscontro qualificato. Dopo di che, uno considera che la filiera è in contrazione e ciononostante sommersa di proposte, decidendo magari di desistere. Saluti.
La tentazione è forte e quando si desidera tanto una cosa le giustificazioni per autoconvincersi che si sta facendo la cosa giusta vengono sempre facili.