Dalla Bottega di narrazione, 6: Patrizia Sorrentino

Domenica 12 giugno 2016, a Milano in via Tenca 7 (Spazio Melampo, ore 10-13), la Bottega di narrazione presenta a un pubblico di operatori dell’editoria un gruppo di nuove opere scritte da Cristiana Bernasconi, Luca Bonini, Alessandro Cecchinelli, Valentina Durante, Cosimo Lupo, e Patrizia Sorrentino. Per informazioni: bottegadinarrazione@gmail.com. Negli ultimi giorni abbiamo presentato qui le sei opere.

Ecco come Patrizia Sorrentino presenta il suo romanzo.

Patrizia Sorrentino, Dissuasori per Antigone

In Dissuasori per Antigone, Giacinta, che è la protagonista, è costretta in una situazione che sembra non lasciarle via di scampo: accettare i limiti o, come Antigone, superarli; conformarsi o evadere?
Giacinta nasce negli anni ’50 a Trieste, dove i nonni materni si sono trasferiti nel 1944 da Crevatini in Istria. Viene educata secondo gli insegnamenti della Chiesa cattolica e non è un caso se suo fratello e sua sorella si chiamano Francesco e Lucia: nomi scelti dai genitori perché i figli possano riproporre il modello dei tre pastorelli di Fatima.
Cos’hanno in comune Antigone e i tre pastorelli di Fatima? Possono queste due vicende essere in qualche modo percepite come un’unità? È possibile immaginare uno spostamento coerente, un movimento, una storia che li accomuni?
Dissuasori per Antigone nasce appunto da questa associazione anomala, che riporta all’insensato ed è una sfida all’ordine costituito o quantomeno un confronto con la tradizione che prevede per Antigone la tragedia e per i tre pastorelli l’ascesi.
Si tratta di esistenze minute, che si ricompongono e si sfaldano sotto la pressione di spinte, o regole, o valori appena intravisti, talora riconosciuti o addirittura travisati, ma tuttavia vissuti come fondanti.
I contorni delle azioni di tutti i personaggi, in modo più evidente in Giacinta, sfumano comunque verso quel “fare tutto il possibile” che ognuno adatta a sua misura.
Vale per la superficialità, che naufraga in sregolatezza, di Francesco; per la pudicizia, che scivola in mascheramento, di Lucia; certo alberga nelle manifestazioni contradditorie di Giacinta, che trovano un contraltare nel trattenuto coinvolgimento di Claudio, l’amico di scuola di Francesco, tanto che anche l’amore possibile fra lui e Giacinta “si dissuade” invece in un matrimonio con Lucia; vale, ancor prima che in loro, per le motivazioni che muovono gli altri membri della famiglia di origine.
Che sia il fatalismo contadino del nonno materno, l’ancestrale fiducia nel sacro che sorregge le divinazioni della nonna, o la fede esageratamente prescrittiva dei genitori: semplificata dal padre in regole da applicare e dalla madre in un’adesione emozionale incondizionata al messaggio evangelico. Quello al quale la zia materna ha aderito diventando suora e del quale Giacinta – in una fase confusa della sua adolescenza – fa esperienza in un monastero di clausura dove incontra un’altra suora.
La conflittualità rimane sullo sfondo e la ricerca dell’armonia a tutti i costi diviene la meta ultima di Giacinta, incapace di collocare le violazioni e le mancanze della sua infanzia, sebbene stemperate dalla presenza benevola dello zio materno.
Non si arrende Giacinta, ma non vive. Ama, ma non si lascia andare; lotta, ma non riconosce il nemico.
Questo almeno finché un’occasione lacerante la costringe a schierarsi con la vita, che si genera dal cambiamento, invece che con la sopravvivenza che si acquieta nell’assenza di conflitto.

Patrizia_SorrentinoPatrizia Sorrentino vive a Trieste, dove è nata il 7 febbraio 1953. Psicoterapeuta, da sempre interessata al non detto e all’indicibile, ha studiato teologia e insegnato scrittura autobiografica alla Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari. Attualmente si occupa a Trieste di progetti di scrittura autobiografica rivolti a pazienti psichiatrici, malati oncologici e detenuti della casa circondariale.