Dieci frasi indimenticabili veramente sentite dire da editor delle case editrici più famose, nel mentre si discuteva di un romanzo da pubblicare o non pubblicare

Édouard Manet, Un mazzo di asparagi

di giuliomozzi

[Questo articolo è scherzoso. Per vostra comodità, ne ho scritta anche una spiegazione serissima].

1. “Questo è un romanzo normale, capisci, che parla di gente normale con problemi normali, e si rivolge a dei lettori normali perché normalmente ci si riconoscano. Ma oggi stiamo tutti fuori di testa, non va bene”.

2. “Tutte queste scrittrici erotiche qui fanno delle trilogie, ma perché quest’altra qua ci propone una tetralogia? Ti rendi conto? Glielo spieghi poi tu, al marketing?”.

3. “E’ scritto benissimo, ed è il classico capolavoro testamentario di un grande scrittore. C’è tutto: l’infanzia al paesello, l’allontanamento dalla famiglia, l’esperienza della gande città, i viaggi in terza classe, i primi amori, la guerra, il boom economico, la scoperta della scrittura, il matrimonio, la pubblicazione, la fama, il secondo matrimonio, i viaggi all’estero, il terzo matrimonio, la scoperta – in vecchiaia – di essere stato molto più stronzo della maggioranza degli umani, l’autoassoluzione in nome dell’arte. In sostanza: cinquecento pagine di meravigliose pippe. Non possiamo non farlo, ma sarà un bagno di sangue”.

4. “Ma questo qui, è la seconda o la terza volta che esordisce?”.

5. “A prima vista sembra una parodia di Baricco, ma invece no, questo scrive come Baricco sul serio, quasi meglio”.

6. “Due cose: la fantascienza è un genere morto, e la fantascienza romantica è un genere che non è neanche mai nato. Quindi questo qui, o ci sposta la storia – che come storia ha tutti i suoi perché, non lo nego, con tutti i suoi temi della diversità, della difficoltà di amare uno che ha meno squame e più tentacoli di te, eccetera – dal suo tremila e rotti a un tempo più decente, o nisba”.

7. “Sembra I promessi sposi. E’ uguale. E’ perfino scritto bene, e vagamente cattolico. A me fa schifo. Dìtegli che ci provi con Mozzi”.

8. “Questa si è fatta, nell’ordine: una cosa a distanza con la Cilento, per cominciare, il master della Holden di due anni, due seminari residenziali in alta montagna senza né pane né acqua con Vasta, una roba che non si capisce a Otranto, e adesso sta alla Bottega di narrazione. E con tutto questo ci fa un romanzo assolutamente standard, standardissimamente autobiografico, con i soliti errori standard e le solite buone intenzioni standard. O è una capra, o ‘ste scuole qui di scrittura sono veramente delle cioféche”.

9. “E’ bello, bellissimo. Ma non ha nessun’altra qualità”.

10. “Per tutta la vita ho sognato di imbattermi in un vero capolavoro, un libro che duri per sempre. Ma adesso che ce l’abbiamo, ne siamo tutti convinti, un capolavoro, mi rendo conto che pubblicarlo sarà un incubo, e che io sono troppo vecchio per pensare cose del tipo «per sempre»”.

[E se avete avuta la pazienza di leggere fin qui, magari potreste farmi anche la gentilezza di dare un’occhiata al bando del Corso fondamentale di narrazione, che si terrà nei primi mesi del 2018 a Milano e a Cagliari. Grazie].

Édouard Manet, Un asparago
Édouard Manet, Un asparago

6 pensieri riguardo “Dieci frasi indimenticabili veramente sentite dire da editor delle case editrici più famose, nel mentre si discuteva di un romanzo da pubblicare o non pubblicare

  1. E’ da tanto tempo che non leggo qualcosa di cosi’ esilarante! Poi quel “E’ bello, bellissimo, ma non ha nessun’altra qualita’ e’ il massimo…sembra un aforisma di Wilde…

  2. 😉avevo letto note così esilaranti (e vere) sull’argomento solo da Massimiliano Parente. Si sorride e ride di gusto.

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