di Elisa Baroncelli
[E siamo giunti al terzo appuntamento con i migliori testi tra quelli che ci sono pervenuti per il gioco-concorso basato sulle Operette morali di Giacomo Leopardi. Leggi gli altri testi].
Indicativo: Mio caro, perché quella faccia triste e indignata?
Congiuntivo: Che vuoi che ti dica? La mia vita fa schifo: pochi amici, costantemente ignorato dalla massa, temuto e odiato dai bambini. Ormai è inutile negarlo, il mio destino non può che essere uno.
Indicativo: E quale, di grazia?
Congiuntivo: Ma l’oblio, ovvio. Verrà il giorno che una cruscata convocata senza urgenza deciderà che sono una forma arcaica in disuso. E quindi morirò, tra la polvere dei libri.
Indicativo: Pfui. Impossibile.
Congiuntivo: Vallo a dire al Latino. Ancora me lo ricordo, sai? Una lingua musicale e precisa, con le sue desinenze ricorrenti e un’armonia tra le parti a dir poco invidiabile. Ah, come mi mancano il gerundivo e il supino ablativo: erano semplicemente poesia. Era la lingua della lirica, della satira, dei re e della Chiesa. La Bibbia stessa era scritta in latino! Eppure, guarda, ora è tutto finito.
Indicativo: Ti ricordo però che tu sei sopravvissuto al suo trapasso. Non ci riguardano le mode degli umani, noi siamo eterni, siamo i pilastri del linguaggio umano, indipendentemente dalla lingua utilizzata. Un aggettivo magari può anche morire, un gergo può fare il suo tempo, ma un modo verbale no. Noi siamo azione, portiamo a compimento le esistenze, diamo forma ai pensieri, siamo l’essenza stessa di ogni essere animato. No, amico mio. Puoi stare tranquillo, il futuro ci appartiene.
Congiuntivo: La fai facile, tu. Ma per me non è così scontato. Tu sei il preferito di tutti: sei certezza, sei misurabile, sei immanente, sei verità. Mentre io…
Indicativo: Sei il verbo delle possibilità, dei sogni, delle ambizioni…
Congiuntivo: …dei dubbi, dell’incertezza, dei rimpianti. E poi diciamolo, il vero problema è che le persone mi snobbano in continuazione. Tutte prese dalla frenesia di questo secolo, si sono dimenticate come coniugarmi correttamente. Tutti somari di fretta e sfaticati, dico io!
Indicativo: Che poi non me lo spiego neanch’io. Con un “che” e un “se” davanti, almeno il dubbio dovrebbe venirgli.
Congiuntivo: Mi odiano, te l’ho detto. Vanno dietro al condizionale, con le sue sonorità da capitello liberty, e che li fa sentire più leggeri. Oppure chiamano in causa te, che non hai le doppie esse ovunque e non fai aggrovigliare i neuroni.
Indicativo: Devi tirarti su, amico mio. Lavora sull’autostima e ricordati chi sei.
Congiuntivo: Non lo so più, ormai. Chi sono io? Dimmelo.
Indicativo: Sei uno dei quattro modi verbali finiti. Sei indomito quanto un cavaliere dell’Apocalisse, vero come un evangelista, indispensabile come un punto cardinale.
Indicativo: Il tuo nome parla da sè: tu congiungi le frasi che altrimenti rimarrebbero separate, doni loro un senso logico. E poi domini la semantica, sei la pietra angolare del discorso.
Congiuntivo: Sì. Non fermarti!
Indicativo: Sei la spina dorsale dei registri linguistici più alti.
Congiuntivo: Sì. Continua ti prego, sta funzionando.
Indicativo: Sei colui che ha reso immortale Cecco Angiolieri.
Congiuntivo: Ci siamo quasi, ancora un po’. Ti supplico.
Indicativo: Sei… sei… sei il re della consecutio temporum!
Congiuntivo: Siì. Hai ragione. Non posso lasciarmi abbattere dai quei quattro bifolchi che non hanno mai imparato a mettere in fila due frasi di senso compiuto.
Indicativo: Ecco.
Congiuntivo: Scommetto che alle elementari prendevano sempre 2.
Indicativo: Appunto.
Congiuntivo: Perciò da oggi non mi lamenterò più, te lo prometto. Mi sento un modo nuovo.
Indicativo: Dàje. Finalmente un sorriso. Sono molto contento di essere riuscito a tirarti su il morale.
Congiuntivo: Grazie, sai? Dico davvero.
Indicativo: Ma scherzi? Sei un fratello. Comunque andrebbero le cose, conta pure su di me!
[Nell’immagine in cima all’articolo: l’indicativo, a destra, e il congiuntivo, a sinistra, raccomandano il silenzio al fotografo che li ha sorpresi sulla soglia di un locale equivoco].