di Giulio Mozzi, direttore della Bottega di narrazione Uno. Basta una semplice ricerca con chiavi del tipo «come si sceglie il titolo di un romanzo», «come trovare il titolo per il mio romanzo», e simili, per scoprire che la rete letteralmente rigurgita di buoni consigli. Armati della consapevolezza che «la gente dà buoni consigli […]
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di Giulio Mozzi, direttore della Bottega di narrazione Mi capita sott’occhio un vecchio articolo del sito «Homo Laicus» (https://tinyurl.com/6e6nhnea), dove leggo: «Il Manzoni è il principale artefice della neolingua che tutti noi siamo costretti a scrivere (anche se per il parlato nazionale si dovranno attendere i discorsi del duce, la filmografia e soprattutto la nascita
di Giulio Mozzidirettore della Bottega di narrazione Che relazione c’è tra la scrittura creativa e una pala meccanica? (Vedi sopra). Credo che la maggior parte di voi risponderebbe senza esitazione: nessuna. E non si sbaglierebbe. Nel cercare un’immagine-guida per questo articolo, ho deliberatamente cercato di farmi venire in mente la cosa più lontana possibile dalla
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 1. Che cos’è una storia? E’ qualcosa che avviene tra determinati personaggi, in un determinato tempo, in un determinato luogo. Una narrazione che non presenti tutti e tre questi elementi – personaggio, tempo, luogo – è una narrazione a serio rischio di inconsistenza. E, curiosamente, i narratori
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 1. Sgomberiamo subito il campo da un tipo tutto particolare di “parolaccia”: la bestemmia. Isacco Turina, sociologo, ricercatore presso l’Università di Bologna, e anche poeta interessante, si laureò nel 2000, relatore lo stimatissimo Paolo Giglioli, con una tesi intitolata: Maledire Dio. Studio sulla bestemmia, dotata di un
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 1. Lo scopo dell’aggettivo è modificare, “aggiustare”, definire meglio il senso del nome. In tutte le scuole di scrittura – si dice – si insegna che gli aggettivi vanno evitati. Una regola di questo tipo è una sciocchezza. Vanno evitati tutti gli aggettivi inutili, per le stesse
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 0. Avviso inutile: questi dieci punti riguardano me. Non intendo consigliare di rileggere certi o certi altri libri. Non intendo neanche consigliare di rileggere. Anche se, confesso, il mio principio è questo: meglio leggere dieci volte lo stesso libro, se è un libro di valore, che leggere
Il corso della Bottega di narrazione Narrare il perturbante, ideato e condotto da Giorgia Tribuiani, si svolgerà interamente a distanza, via Zoom. La narrativa “perturbante”, in letteratura così come nelle altre arti, viene spesso assimilata alla narrativa di stampo orrorifico, inserita nell’ampia categoria delle opere “di genere”. Il perturbante, tuttavia, teorizzato nel celebre saggio di
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 1. Scrivete libri. Ma non scrivete i vostri libri. Scrivete i libri degli altri. Basta fare un giretto in rete per scoprire che c’è chi chiede tranquillamente ventimila euro per un ghostwriting. E naturalmente dice: “Ho scritto libri che hanno vinto questo e quell’altro premio, che hanno
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione Leggiamo questa poesia di Valerio Magrelli, dal libro Ora serrata retinae: Bisognerebbe fare alla fine d’ogni libro una piantina. Non un indice, piuttosto una planimetria delle sue parti, descrivendo le fondamenta, i suoi diversi accessi, le stanze, i servizi e i disimpegni. Bisognerebbe precisarne anche la capienza
di Giulio Mozzi 1. La prima email con in allegato un “romanzo sul lockdown” mi è arrivata il 23 marzo 2020. L’Italia intera era stata dichiarata “zona rossa” quindici giorni prima. La cosa mi insospettì. Esaminai il testo. Mi ricordò qualcosa. Feci una veloce ricerca nella posta. Ebbi la conferma del ricordo: quel romanzo lo
di giuliomozzi Il fatto che questi dieci romanzi (che poi non sono dieci, e non sono tutti romanzi; ma vabbè) siano qui definiti “indispensabili” non significa che i romanzi “indispensabili” siano solo questi dieci. 1. Luciano di Samosata, Una storia vera. Anagraficamente Luciano visse nel secondo secolo della nostra èra; ma si sarebbe trovato benissimo,
di Giulio Mozzi, direttore della Bottega di narrazione Mi sento domandare talvolta (anzi, spesso): “Qual è la formazione che voi, che pretendete di insegnare questa (disciplina) (materia) (arte) (pratica) (scegliete voi la parola) avete alle spalle?”. La domanda è molto seria anche perché non esiste, in Italia, che noi si sappia, una scuola per la
di Giulio Mozzi Nel suo Trattato sui tropi (Traité des tropes), pubblicato nel 1730, il filosofo e grammatico francese César Dumarsais si diceva, un po’ giocosamente e un po’ sul serio, persuaso che “si facciano più figure retoriche in un solo giorno di mercato alle Halles che in molte giornate di assemblee accademiche”. Chi abbia
di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 1. C’è un luogo comune: che, nei libri, le scene di sesso servano a vendere di più. Niente di più falso, oggi come oggi. Tuttavia, come scriveva Raffaele La Capria nel saggio La centralità della scopata nella narrativa italiana (in Il sentimento della letteratura, 1996), fino a
di giuliomozzi 1. Per cominciare, intendiamoci: c’è prima e prima persona. La prima persona del Robinson Crusoe di Daniel Defoe è tutt’altra cosa dalla prima persona della prima persona della Coscienza di Zeno di Italo Svevo. Mentre leggiamo le avventure del famoso marinaio, infatti, non abbiamo alcun dubbio che tutto ciò che egli ci racconta
di giuliomozzi 1. “Tutti sanno che la scrittura non si può insegnare”: mi sono sentito buttare in faccia questo luogo comune ormai non so quante volte (l’ultima, a es., qui). Normalmente rispondo: a me hanno insegnato a scrivere (e narrare), e posso raccontare chi e dove e come e quando. Do per scontato che, dietro
di giuliomozzi [Qualche giorno fa pubblicai un articolo intitolato Dieci frasi indimenticabili veramente sentite dire da editor delle case editrici più famose, nel mentre si discuteva di un romanzo da pubblicare o non pubblicare. Le frasi “veramente sentite dire” sono ovviamente tutte inventate; ma ciascuna di esse cerca di descrivere sinteticamente una questione reale. Poiché
Dieci romanzi-capolavoro che gli aspiranti scrittori italiani devono assolutamente evitar di leggere
di giuliomozzi [Vedi anche: Dieci scrittrici (alcune delle quali grandissime) che le aspiranti scrittrici italiane dovrebbero guardarsi bene dall’imitare]. 1. Ulisse, di James Joyce. Le banali avventure di un insegnante precario e di un venditore di inserzioni pubblicitarie nella provinciale Dublino del 1904. Una storia completamente priva d’interesse narrativo, che cerca di rendersi interessante a
di Giulio Mozzi 1. Se il vostro romanzo ha intenti realistici, evitate i nomi parlanti. Non è necessario che un personaggio molto pigro si chiami dottor Pelandra, che il giocatore di scacchi si chiami Alfieri o Della Torre, che lo scopatore seriale si chiami Uccello (come Paolo), che l’impiegata delle assicurazioni si chiami Laura Modulo.