Dieci buoni motivi per rimandare sine die la scrittura del proprio capolavoro

di Giulio Mozzi 1. Sei sicuro che sarà un capolavoro? Lo sai, lo sai, che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Quest’opera tu te la rigiri nella mente da anni, da decenni, per così dire da una vita; e hai studiato molto, moltissimo, per sentirti in grado di scriverla: tiContinua a leggere “Dieci buoni motivi per rimandare sine die la scrittura del proprio capolavoro”

Come fare la planimetria di un romanzo

di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione Leggiamo questa poesia di Valerio Magrelli, dal libro Ora serrata retinae: Bisognerebbe fare alla fine d’ogni libro una piantina. Non un indice, piuttosto una planimetria delle sue parti, descrivendo le fondamenta, i suoi diversi accessi, le stanze, i servizi e i disimpegni. Bisognerebbe precisarne anche la capienzaContinua a leggere “Come fare la planimetria di un romanzo”

I personaggi sono corpi. Qualche suggestione

di Giulio Mozzidirettore della Bottega di narrazione “Noi siamo corpi. Questa è la mia idea fondamentale. Raccontare una storia di un individuo è prima di tutto la storia di un corpo”. Così Edoardo Sanguineti (1930-2010), poeta e narratore e critico e studioso e molto altro, in una delle sue ultime interviste. Non mi metterò quiContinua a leggere “I personaggi sono corpi. Qualche suggestione”

Perché agli editori non interessa leggere il vostro romanzo sul lockdown, in dieci punti

di Giulio Mozzi 1. La prima email con in allegato un “romanzo sul lockdown” mi è arrivata il 23 marzo 2020. L’Italia intera era stata dichiarata “zona rossa” quindici giorni prima. La cosa mi insospettì. Esaminai il testo. Mi ricordò qualcosa. Feci una veloce ricerca nella posta. Ebbi la conferma del ricordo: quel romanzo loContinua a leggere “Perché agli editori non interessa leggere il vostro romanzo sul lockdown, in dieci punti”

Dieci scambi conversazionali che è indispensabile conoscere se si vuole diventare capaci di scrivere un buon dialogo

di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 1. “No”. (Marcel Marceau, in L’ultima follia di Mel Brooks). 2. “Passami l’olio”. (Bettino Craxi, nel 1991, durante una cena, a un commensale che gli chiedeva cosa avrebbe fatto la domenica dei referendum per l’abolizione delle preferenze nelle schede elettorali). 3. “Disobbedisco”. (Gabriele D’Annunzio, maggio 1919, alleContinua a leggere “Dieci scambi conversazionali che è indispensabile conoscere se si vuole diventare capaci di scrivere un buon dialogo”

L’arte di fingersi autore di finzioni

di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione The Life and Strange Surprizing Adventures of Robinson Crusoe, Of York, Mariner: Who lived Eight and Twenty Years, all alone in an un-inhabited Island on the Coast of America, near the Mouth of the Great River of Oroonoque; Having been cast on Shore by Shipwreck, wherein allContinua a leggere “L’arte di fingersi autore di finzioni”

Sul danno e l’utilità delle scuole di scrittura creativa

di Stefano Brugnolo [Ringrazio Stefano Brugnolo che mi ha permesso di riprendere da Facebook (qui) questa sua riflessione. Con Stefano ho scritto due libri: il Ricettario di scrittura creativa – il cui concept geniale, va detto, è tutto suo -, Zanichelli 2000, e L’officina della parola, Sironi 2015. Abbiamo lavorato qualche anno insieme nella PiccolaContinua a leggere “Sul danno e l’utilità delle scuole di scrittura creativa”

Chiudiamo le scuole di scrittura creativa?

di Giulio Mozzi Il bel pamphlet di Alfio Squillaci Chiudiamo le scuole di scrittura creativa!, Gog Edizioni, 118 pagine, pubblicato nel giugno scorso, non è un pamphlet contro le scuole di scrittura creativa. Non può esserlo, perché è abbastanza evidente che della realtà delle scuole di scrittura creativa (italiane e no) l’autore non sa niente.Continua a leggere “Chiudiamo le scuole di scrittura creativa?”

Di che cosa ha bisogno un editore, per pubblicare un’opera letteraria? In dieci punti

di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 1. Per decidere di pubblicare un’opera letteraria, o un libro in generale, un editore ha bisogno della sensazione di avere davanti qualcosa di compiuto, finito e dotato di senso. Nel caso dell’editoria cosiddetta “letteraria”, il romanzo o la raccolta di racconti o il lavoro poetico devono dareContinua a leggere “Di che cosa ha bisogno un editore, per pubblicare un’opera letteraria? In dieci punti”

Dieci libri giapponesi veramente indispensabili (anche per chi non abbia intenzione di diventare giapponese)

di Valentina Durante docente della Bottega di narrazione (Qui sopra: Hendrik Breitner (1857-1923), Il kimono rosso). In un episodio del Genji Monogatari (capitolo 50, Azumaya), la principessa Nakanokimi e sua sorella Ukifune guardano illustrazioni di vecchi racconti, mentre la cameriera Ukon ne legge ad alta voce i testi. Accostare parole e immagini è stata praticaContinua a leggere “Dieci libri giapponesi veramente indispensabili (anche per chi non abbia intenzione di diventare giapponese)”

Le dieci cose che nei romanzi proposti agli editori ci sono sempre, ma proprio sempre, e a dirla tutta non si possono più vedere

di Giulio Mozzidirettore della Bottega di narrazione 1. Il grande classico: il protagonista è un giovanotto (quasi mai una giovanotta) che vuole fare lo scrittore. Le varianti sono due: il giovanotto vuole scrivere un romanzo, ma non ci riesce (appena si siede a scrivere si rompe il termosifone, bussa alla porta l’Agenzia delle entrate, scoppiaContinua a leggere “Le dieci cose che nei romanzi proposti agli editori ci sono sempre, ma proprio sempre, e a dirla tutta non si possono più vedere”

Il punto cieco nel “Grande Gatsby”

di Massimo Cassani romanziere, docente della Bottega di narrazione A ottant’anni dalla morte di Francis Scott Fitzgerald, lo scrittore simbolo di quella che è stata definita «L’età del jazz», sorge una domanda destinata però a rimanere senza risposta. E che rimanda a una sorta di “giallo” nascosto fra pagine di uno dei suoi romanzi piùContinua a leggere “Il punto cieco nel “Grande Gatsby””

Dieci romanzi indispensabili per chi voglia scrivere un romanzo, oggi

di giuliomozzi Il fatto che questi dieci romanzi (che poi non sono dieci, e non sono tutti romanzi; ma vabbè) siano qui definiti “indispensabili” non significa che i romanzi “indispensabili” siano solo questi dieci. 1. Luciano di Samosata, Una storia vera. Anagraficamente Luciano visse nel secondo secolo della nostra èra; ma si sarebbe trovato benissimo,Continua a leggere “Dieci romanzi indispensabili per chi voglia scrivere un romanzo, oggi”

Le dieci vere ragioni che possono fare del vostro romanzo un romanzo di successo

di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 1. Intanto intendiamoci: che cosa vuol dire successo? Viviamo in tempi strani, nei quali – per dire – la lettura di romanzi dei quali i grandi media non parlano si diffonde a macchia d’olio per passaparola, mentre nelle cinquine o triplette dei grandi premi letterari vengono ospitatiContinua a leggere “Le dieci vere ragioni che possono fare del vostro romanzo un romanzo di successo”

Dieci considerazioni e domande all’incirca su quella cosa che viene chiamata autofinzione

di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 1. Se un autore presta a un proprio personaggio i fatti della propria vita, ciò non significa che quel personaggio possa essere identificato con l’autore. 2. Se un autore chiama un proprio personaggio con il proprio nome e cognome, evidentemente ciò significa: “Quello lì non sono io”.Continua a leggere “Dieci considerazioni e domande all’incirca su quella cosa che viene chiamata autofinzione”

Dieci considerazioni (utili, si spera) su come affrontare la lettura dei romanzi considerati illeggibili (e che, a prima vista, sembrano effettivamente tali)

di Giulio Mozzi 1. Sia chiaro che parliamo di “romanzi illeggibili” non nel senso di “romanzi molto brutti” (i romanzi molto brutti sono spesso assai facili da leggere), ma nel senso di “romanzi la cui difficoltà sembra, a quel che si dice, tale, da scoraggiarne la lettura”. L’esempio classico, che si fa sempre, e cheContinua a leggere “Dieci considerazioni (utili, si spera) su come affrontare la lettura dei romanzi considerati illeggibili (e che, a prima vista, sembrano effettivamente tali)”

“Don Chisciotte della Mancia”: un romanzo proliferante

di giuliomozzi Siamo sinceri: il Chisciotte è un equivoco. Tutti i ditirambi dell’eloquenza nazionale non sono serviti a nulla. Tutte le ricerche erudite sulla vita di Cervantes non hanno chiarito neppure un angolo del colossale equivoco. Si burla Cervantes? E di che si burla? Lontano, sola nell’aperta pianura della Mancia, la lunga figura di DonContinua a leggere ““Don Chisciotte della Mancia”: un romanzo proliferante”

Come si fa una descrizione?

di Giulio Mozzi [Queste schede furono scritte per un libro curato da Giorgio Vasta, Annalisa Garavaglia e Dario Voltolini che apparve nella collana Holden Maps pubblicata da Bur. Il libro s’intitolava Faq ed era composto da domande e risposte sulla narrazione: le domande a cura dei curatori, le risposte a cura di un certo numeroContinua a leggere “Come si fa una descrizione?”

La filosofia della guerra atomica e la narrazione delle crisi coniugali

di Giulio Mozzi [Questo appunto uscì nel numero 61 di vibrisse, il “bollettino di letture e scritture”, quando vibrisse era ancora un bollettino spedito via posta elettronica. Nel 2001. gm] Nei laboratori di scrittura si finisce col parlare spesso della «psicologia dei personaggi». Io, personalmente, non ho nessuna simpatia per questa espressione. Ho la sensazioneContinua a leggere “La filosofia della guerra atomica e la narrazione delle crisi coniugali”

144 modi per non dire “disse”, uno per non dirlo proprio e uno per dirlo sempre

di Giulio Mozzi Mi sono imbattuto per caso in un articolo di Daniele Imperi, nel blog Penna blu, intitolato Dialoghi: 144 alternative al classico “disse”. Nella breve premessa, Imperi fa una considerazione sullo scrittore Philip K. Dick: “Nei suoi romanzi è raro trovare il tradizionale verbo ‘dire’ in un dialogo, perché i suoi sono tuttiContinua a leggere “144 modi per non dire “disse”, uno per non dirlo proprio e uno per dirlo sempre”