di Giulio Mozzi direttore della Bottega di narrazione 1. Intitolatela Flatlandia: 2. Introducete una sottostoria. Se la storia principale racconta, per esempio, di un canguro nano che si innamora (non ricambiato) di un biglietto dell’autobus, potreste inserire la sottostoria di un’ostetrica specializzata in assistenza alle macchine emettitrici di biglietti: sarà lei a disinceppare la macchina
Categoria: Teoria e pratica
di giuliomozzi Vedi anche: Dieci romanzi-capolavoro che gli aspiranti scrittori italiani devo assolutamente evitar di leggere 1. Virginia Woolf. Autrice di un certo numero di romanzi nei quali si chiacchiera moltissimo ma a stento si capisce chi parli di chi, e a proposito di quali vicende; nonché della biografia di un uomo che vive quattrocento
Dieci romanzi-capolavoro che gli aspiranti scrittori italiani devono assolutamente evitar di leggere
di giuliomozzi [Vedi anche: Dieci scrittrici (alcune delle quali grandissime) che le aspiranti scrittrici italiane dovrebbero guardarsi bene dall’imitare]. 1. Ulisse, di James Joyce. Le banali avventure di un insegnante precario e di un venditore di inserzioni pubblicitarie nella provinciale Dublino del 1904. Una storia completamente priva d’interesse narrativo, che cerca di rendersi interessante a
di giuliomozzi [Nella foto qui sopra: un talent scout editoriale esibisce con fierezza un nuovo autore, appena pescato]. 1. Se non avete mai pubblicato nulla (se non nel vostro blog o in Facebook o in qualche sitarello non proprio tra quelli più in vista), non scrivete: “Sono uno scrittore”. Non scrivete neanche: “Sono uno scrittore
di giuliomozzi Recentemente una persona ha scritto, in calce a una mia noterella in Facebook, una frase del tipo: “Ho il sospetto che un solo anno di Bottega di narrazione possa fare lo stesso effetto di anni e anni di analisi”. Si tratta ovviamente di un’iperbole, ovvero di un’affermazione del tipo: Pietro disse: “Signore, quante
di giuliomozzi 1. Il proverbio dice: “Chi non sa fare, insegna”. I proverbi, si sa, vanno presi con le pinze; ed è noto che molti grandi o almeno notevoli scrittori (da John Barth a Raymond Carver nei mitici States, da Giuseppe Pontiggia ad Alessandro Baricco), si sono dedicati volentieri e con passione all’insegnamento. Quindi un
di giuliomozzi 1. Il primo trucco è il più ovvio: copiatelo. Ma badate: la strada della copiatura, rispetto alla strada dell’invenzione, è sì in discesa; ma non manca – come tutte le strade – di intoppi, di buche nell’asfalto, di semafori dal rosso eterno (questa massima morale è copiata). Soprattutto, e tanto più in quest’era
di Giulio Mozzi Nel blog di Alessandro Girola ho trovato questo articolo (del 7 gennaio 2012), che intendo contestare: non perché ce l’abbia con Girola, che non conosco, né perché Girola dica particolari sciocchezze: il suo decalogo mi è semplicemente sembrato una buona raccolta di luoghi comuni correnti. Le parti in nero sono di Girola,
di Giulio Mozzi [Se talvolta indico una fonte, ciò non significa che l’affermazione si trovi solo lì: significa che lì ho trovato una formulazione che mi è parsa interessante]. 1. Il tempo della letteratura è finito. Ormai siamo nell’epoca della scrittura creativa (e stiamo per transitare nell’èra dello storytelling). 2. Nata in molti paesi come
di Giulio Mozzi 1. Non esiste la scrittura creativa. Esiste la scrittura. 2. Chiunque sostenga che la scrittura creativa è un tipo particolare di scrittura, dice una sciocchezza. 3. Peraltro, non esiste la scrittura. Esiste la produzione di testi. 4. Un testo deve aderire al proprio scopo. Nient’altro è importante. 5. Per aderire al proprio
10. Ahimè, credo che ormai sia proprio impossibile finir di leggerlo. Salva
di Giulio Mozzi Premessa: tra “far funzionare decentemente una storia” e “scrivere una storia eccellente” c’è una bella differenza; così come tra “scrivere una storia eccellente” e “scrivere un capolavoro”. Lo scopo dei seguenti consigli è il raggiungimento del minimo sindacale. 1. Una storia è costituita da una successione di eventi legati tra loro da
di giuliomozzi 1. In linea di massima, una buona scena è una scena nella quale accade qualcosa (all’inverso: una scena nella quale non accade niente, non è – in linea di massima – una buona scena). Ciò che accade è un fatto: un fatto che sta in una concatenazione di effetti e di cause con
di giuliomozzi 1. L’aggettivo “classico” significava in origine “di classe”, ovvero appartente alla “classe” per antonomasia: la più ricca delle sei classi nelle quali Servio Tullio aveva diviso, in base alla ricchezza e quindi alla capacità contributiva, il popolo romano. Fuori dalle “classi” stavano i “proletari”. In un luogo – citatissimo – delle Notti attiche
di Giulio Mozzi 1. Se il vostro romanzo ha intenti realistici, evitate i nomi parlanti. Non è necessario che un personaggio molto pigro si chiami dottor Pelandra, che il giocatore di scacchi si chiami Alfieri o Della Torre, che lo scopatore seriale si chiami Uccello (come Paolo), che l’impiegata delle assicurazioni si chiami Laura Modulo.
di Giulio Mozzi Spesso chi ha pubblicato si sente rivolgere, privatamente o pubblicamente, la domanda: “Come hai fatto a pubblicare il tuo primo libro?”. La risposta è, solitamente, menzognera. Ecco un elenco di tipiche risposte menzognere. 1. “E’ stato un caso” (falso: hai tampinato per anni mezzo mondo editoriale italiano; hai spedito i tuoi lavori
di Giulio Mozzi 1. Gli domandi quali altri autori rappresenta. Non risponde. 2. Vai a vedere nel sito quali altri autori rappresenta. Non ne conosci nemmeno uno. I casi sono due: o tu hai bisogno di leggere ancora un po’ prima di pretendere di pubblicare; oppure lui rappresenta autori sostanzialmente fasulli. 3. Ti chiede un
di Giulio Mozzi 1. Il sito contiene errori di grammatica, sintassi e ortografia. 2. Nel sito, soprattutto nella pagina intitolata Chi siamo, Il nostro progetto o simili, si leggono attacchi all’editoria industriale farciti di luoghi comuni; nonché elogi dell’editoria “artigianale” farciti di luoghi comuni. Particolarmente grave, quando compare, il richiamo a Davide e Golia. 3.
di Giulio Mozzi Fra Cristoforo è forse un uomo perfettamente buono? No, tutt’altro; e non solo perché in gioventù ha ammazzato un uomo; ma perché gli tocca buscare lezioni di pietà perfino da don Rodrigo. Riassumiamo: il centro ideologico (diciamo così) del personaggio di fra Cristoforo è il perdono. Quando portava ancora il nome di
di Giulio Mozzi Domanda: chi è il vero autore dei Promessi sposi? Risposta: lo sanno tutti, è Alessandro Manzoni. La risposta, ahimè, è sbagliata (sul piano finzionale; sul piano reale è giusta, ma il piano reale non ha molta importanza). * * * Tutti ricordiamo (perché più o meno tutti, volenti o nolenti, abbiamo letto